di Marco Reali - Archeoclub di Cagli
COMUNE DI : CAGLI
COORDINATE I.G.M. :F.116 –IV-SE.-m.282-s.l.m.
LOCALITA’:ROCCHETTA - PANAIOLA.
TIPOLOGIA SITO:TORRE MEDIEVALE
COORDINATE I.G.M. :F.116 –IV-SE.-m.282-s.l.m.
LOCALITA’:ROCCHETTA - PANAIOLA.
TIPOLOGIA SITO:TORRE MEDIEVALE
DESCRIZIONE: Alle porte di
Cagli, in via Flaminia sud “località Panaiola”, sopra ad una piccola collina
nell’ansa del fiume Burano, nel luogo identificato dalla tradizione locale con
il toponimo “Rocchetta” è ubicato un fabbricato moderno (ristorante la
Rocchetta) che ingloba al suo interno delle antiche strutture (muri con archi
in pietra e contrafforti), appartenute ad una non meglio identificata
fortificazione medievale.
Queste
antiche strutture vennero alla luce durante i lavori di sbancamento del terreno
per la costruzione del suddetto fabbricato negli anni sessanta del secolo
scorso (anno 1965), ma parte di esse emergevano da sempre dal terreno per
alcuni centimetri in mezzo alla vegetazione. Si tratta di muri con possenti
contrafforti ed archi, formati da ciottoli di fiume e conci meglio lavorati di
pietra calcare, alternati da conci di pietra grigna e da filari di mattoni in
cotto, legati con malta cementizia e calce. Le murature, evidenziano tre fasi
edilizie in (opus incertum).
Nella prima fase più antica, le murature sembrano fabbricate con conci di pietra calcarea locale ben lavorati, nelle due fasi più recenti con materiale di riuso, mattoni in cotto, pietra di fiume e conci di pietra grigna, che potrebbero provenire da sostruzioni dell’antica via Flaminia, attigua al sito.
Nella prima fase più antica, le murature sembrano fabbricate con conci di pietra calcarea locale ben lavorati, nelle due fasi più recenti con materiale di riuso, mattoni in cotto, pietra di fiume e conci di pietra grigna, che potrebbero provenire da sostruzioni dell’antica via Flaminia, attigua al sito.
CENNI STORICI: Le uniche
notizie edite riguardo questo sito, le fornisce lo storico locale della prima
metà del novecento Gottardo Buroni nelle sue opere “Pitino Mergente” e “Le
diverse tesi sulla Battaglia del Metauro”, dove il luogo viene identificato con
i “ Castra in faucibus Umbriae” menzionato dallo storico romano Tito Livio a
margine dello scontro fra Romani e Cartaginesi, avvenuto nel 207 a.C., nei
pressi del fiume Metauro.
Oltre
a questa fantasiosa ipotesi, il Buroni ci tramanda importanti notizie e
documentazioni anche fotografiche del luogo come si presentava ai primi del
novecento. Nei suoi scritti parla del sito, menzionato da sempre con il
toponimo “Rocchetta” e descrive la presenza di una collina con un ampio pianoro
dove affiorano fra la vegetazione mura di una torre inerenti ad una fortificazione
esistente a suo dire (“…dai tempi antichi al secolo XV”).
Nella
mappa catastale Napoleonica dell’anno 1815, il luogo viene identificato con il
toponimo “Panaiola – le Conce”, ma non vi è nessuna traccia dell’esistenza di
questa costruzione, che probabilmente sin d’allora era celata nel sottosuolo.
Un’altra testimonianza orale su questo sito, la fornisce il Sig. Benni Romolo,
che assieme ad altri curiosi in passato aveva indagato il luogo prima dello
sbancamento. Il Benni ha potuto constatare la presenza di uno strato di crollo
che affiorava in mezzo alla vegetazione, formato da pietre lavorate con ceneri
e frammenti di coppi.
In questo strato di crollo, in mezzo alle
ceneri, sono stati rinvenuti molti chiodi , diverse monete medievali del XIV secolo
e frammenti di ceramica. Molto importante è anche la testimonianza diretta
della famiglia Pagliari, proprietaria del ristorante la Rocchetta, supportata
da documentazione fotografica effettuata nel momento dello sbancamento, dove si
ha la possibilità di verificare il rinvenimento di un manufatto di grandi
dimensioni, formato da sei contrafforti a gettante e da altrettanti archi a
tutto sesto per tutta la lunghezza della struttura di circa 20 metri , nel
versante rivolto ad est, verso la sottostante strada Flaminia, e di muri con
tre archi nel versante nord, lunghi circa 8 metri, verso il fiume Burano.
Gli
archi, alti circa due metri, erano interrati per la maggioranza della loro
altezza, e sulla sommità, il podio era interessato dalla presenza di alcuni
alberi (pini e cipressi) e da una fitta vegetazione. Queste strutture
fortunatamente sono state documentate subito dopo lo sbancamento con un disegno
in scala nella tesi di laurea di Maria Gabriella Sauve, documento messo
gentilmente a disposizione di questa ricerca dalla signora Agnese Sauve in
Mochi.
In base a questa documentazione, si può ipotizzare che le murature fungessero verosimilmente da sostruzione della piccola collina formata dai depositi alluvionali del fiume, in cima alla quale era stata edificata in antico una fortificazione con una torre.
In base a questa documentazione, si può ipotizzare che le murature fungessero verosimilmente da sostruzione della piccola collina formata dai depositi alluvionali del fiume, in cima alla quale era stata edificata in antico una fortificazione con una torre.
Alcune
grandi porzioni di queste strutture furono rinvenute nel sottosuolo in un
secondo intervento di ristrutturazione ed ampliamento del ristorante, eseguito
nei primi anni ottanta del secolo scorso (anno 1984) e risotterrati dai detriti
di un ulteriore sbancamento, lungo la scarpata della collina, verso il fiume
Burano.
Purtroppo
questa è l’unica documentazione di questo sito archeologico, in quanto tutta la
possibile stratigrafia che ancora poteva persistere nel sottosuolo è andata
irrimediabilmente perduta nello sbancamento per la costruzione della struttura
moderna.
CRONOLOGIA: unica
attestazione incerta secolo XV
DESCRIZIONE DEL MATERIALE
RINVENUTO: muri (opus incertum) formati con materiale di riuso, che evidenziano
varie fasi di costruzione, con archi e contrafforti edificati con filari di
pietra calcarea, blocchi di breccione (pietra grigna) e mattoni in cotto;
strato di crollo formato da frammenti di pietre,coppi e tegole, uno strato di
bruciato, chiodi e monete (denari anconetani del XIV secolo) di epoca
medievale.
INTERPRETAZIONE DEL SITO E DEL MATERIALE: Dalla parziale e frammentaria documentazione pervenutaci dal passato, visto e considerato che una lettura più scientifica del sito è stata irrimediabilmente compromessa dallo sbancamento per l’edificazione del moderno edificio, si può solo ipotizzare che con ogni probabilità il luogo in antico ospitava una fortificazione di epoca medievale (secoli XIII-XIV) con funzione prettamente militare, a diretto controllo dell’attigua via Flaminia, nel luogo dove in antico doveva insistere la periferia del Vicus romano di Cale, nei pressi del diverticolo che dalla via Flaminia si distaccava per Suasa ed Ancona, menzionato negli “Itineraria”antichi romani.
INTERPRETAZIONE DEL SITO E DEL MATERIALE: Dalla parziale e frammentaria documentazione pervenutaci dal passato, visto e considerato che una lettura più scientifica del sito è stata irrimediabilmente compromessa dallo sbancamento per l’edificazione del moderno edificio, si può solo ipotizzare che con ogni probabilità il luogo in antico ospitava una fortificazione di epoca medievale (secoli XIII-XIV) con funzione prettamente militare, a diretto controllo dell’attigua via Flaminia, nel luogo dove in antico doveva insistere la periferia del Vicus romano di Cale, nei pressi del diverticolo che dalla via Flaminia si distaccava per Suasa ed Ancona, menzionato negli “Itineraria”antichi romani.
Non
si esclude del tutto una fase altomedievale del sito, in quanto si riscontrano
delle analogie di funzione spazio temporali con quelle fortificazioni
altomedievali a controllo e difesa di importanti snodi viari dell’Italia
settentrionale, studiate dal Brogiolio e dal Gelichi.
BIBLIOGRAFIA:
BURONI 1932, pp.66-67;
BURONI 1953, pp.122-123;
BROGIOLIO-GELICHI 1996, pp.11-15.
Testi di Marco Reali 2019, da “Incastellamento nella
Diocesi di Cagli (secoli X-XIV)” 2006.
© 2019 by Marco Reali - Tutte le immagini sono state fornite dall'autore.
© 2019 by Marco Reali - Tutte le immagini sono state fornite dall'autore.
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