Via Strata, snodo di un percorso di crinale utilizzato dalla protostoria al medioevo

di G. Presciutti, M. Presciutti e G. Dromedari



La frazione di Via Strata, aggrappata alle pendici del Nerone in livrea autunnale
Al giorno d'oggi è difficile pensare che una piccolissima frazione come Via Strata, abbarbicata alle pendici del Monte Nerone, a pochi chilometri da Secchiano di Cagli (Pu), nell’antichità abbia ricoperto un ruolo importante nella viabilità lungo le vallate appenniniche.
Il primo indizio di tale retaggio ci viene dato dal nome stesso, infatti il termine “strata” sta ad indicare una strada lastricata secondo la tecnica costruttiva romana[1], tecnica che certo non veniva riservata alle vie di minore importanza, ma a quelle che avevano un interesse interregionale e/o a strade che conducevano a un preciso luogo di culto pagano, così come afferma Ernesto Paleani nel suo lavoro[2]. In effetti Via Strata si trova quasi all’apice di un percorso, sicuramente già utilizzato in epoca protostorica, che permetteva di passare dalla vallata di Secchiano, aperta sia verso Cagli che verso Piobbico, alla vallata di Pianello, snodo naturale verso le vallate umbro-tiberine. La strada scavalcava il Monte Nerone attraverso “il Varco”, toponimo particolarmente significativo, percorrendo tutto il crinale della “Costa della Mandraccia”, per poi ridiscendere a valle a Pianello. 
Il crinale della Mandraccia
Certo, agli occhi di noi moderni automobilisti, appare come un percorso assurdo, ma nell’antichità pre-romana, si utilizzavano prevalentemente percorsi di crinale, che permettevano di evitare più facilmente gli ostacoli relativi all’attraversamento di fiumi e torrenti e, soprattutto, si potevano utilizzare con maggiore sicurezza, essendo molto più facile difendersi da eventuali agguati rispetto ai percorsi di fondovalle. Sempre Paleani ci ricorda come durante i lavori per una presa d’acqua potabile a Via Strata, furono rinvenute presso la sorgente numerose monete romane, sia dell’Impero che della Repubblica, circostanza che fa pensare a un ripostiglio di ex-voto per il culto delle acque, culto che godeva di grande considerazione presso i romani e presso i popoli italici[3].
Monete romane (*)
Un’altra conferma dell’importanza strategica della zona, ci viene fornita dall’esistenza in epoca medievale di un’importante torre di sorveglianza del “varco”, cioè del punto di scollinamento che la strada proveniente da Via Strata in direzione Pianello, ha nei pressi della zona chiamata Fonte dell’Eremo a Monte Nerone[4]. La torre, della quale sono ancora oggi ben visibili i resti delle fondazioni, sorgeva poco più in basso della sommità del “Poggio le Guaine” e godeva di una visuale eccezionale sia verso Cagli che verso Pianello, permettendo così di controllare a vista eventuali movimenti di soldatesche.
Elaborazione fotografica con ricostruzione della Torre dell'Eremo a presidio del "Varco" (tratta dal libro Pianello di Cagli, Viaggio nella storia di una vallata)
Nei pressi di Via Strata, le memorie medievali ci parlano anche dell’esistenza della chiesa di S. Cristoforo “de Via Strata” o “de Colle nudo”.  Tale dedicazione, finalizzata probabilmente alla protezione dei viandanti, conferma l’importanza della strada sulla quale era posta[5], inoltre, ipotizza Paleani, l’ubicazione della chiesa nell’area fa presupporre la preesistenza di un tempio dedicato al culto di Ercole. 
Vista satellitare di Via Strata con la soprastante area della frana 
Concludiamo infine queste brevi note sulle vicende di un luogo al quale guardiamo ormai con occhi troppo distratti, ricordando un evento, o forse più eventi, passati alla storia come “la frana di Via Strata”: L’ingente frana di Viastrada che sorge imponente al sud-est della montagna, minacciosa colle sue pareti a picco a chi salga il monte da quella parte movendo da Secchiano, è visibile a grandissima distanza, massime se quelle nude e bianchissime rocce siano colpite dai raggi del sole al mattino. La frana di Viastrada, dissi, che distaccossi al principio di questo secolo, e riempì di ruine tutta la valle al sud-ovest di Secchiano, spingendosi sino al corso del fiume Bosso per uno spazio di tre buoni chilometri, mise allo scoperto un’ampia zona di calcare a fucoidi, che a differenza del Catria, raggiunge quivi un enorme sviluppo, come lo appalesano le ampie testate murali lasciate a nudo dal distacco della massa franata[6].
Quelle sopra riportate, sono le parole di don Raffaele Piccinini, naturalista, monaco a Fonte Avellana e docente di materie scientifiche che pubblicò la sua “Guida naturalistica del Monte Catria” nel 1869. Dunque, secondo quello che scrive don Piccinini, la frana si staccò dalla montagna “al principio di questo secolo”, ovvero nei primi anni del 1800, travolgendo tutto ciò che trovò sulla sua strada fino al greto del fiume Bosso, per un fronte di almeno tre chilometri.  Gli effetti di tale frana dovettero essere particolarmente devastanti, ma le cronache ottocentesche non riferiscono di morti o conseguenze dirette per case e persone, altrimenti riteniamo che il Piccinini ne avrebbe parlato; se ne deduce, dunque, che la posizione dell’abitato di Via Strata fosse la medesima che possiamo osservare oggi, più defilata verso est rispetto al fronte della frana e al riparo da questa. 
Vista panoramica di Secchiano, Via Strata e la frana
Di diverso tenore una testimonianza  del 1608 rinvenuta dal ricercatore Marcello Mensà negli archivi della curia cagliese, che recita testualmente: “Seguì un inverno crudele, prodigo di neve incominciando in Gennaro, e continuando nel Febraro, con impeto mortale de gl’animali, et ancho delle persone sequestrate nelle Case, et ultima ruina di Case e di venienti, poiché in un luogo detto Via Strata spiccandosi dal Monte imminente li grossi massi di neve accresciuta nel moto rotondo rovinò il Villaggio con morte 19 persone, e stragi d’armenti, e rovinò 11 Case, e ciò fù 28 di Marzo del detto Anno 1608, quanto in 24 hore Aquilone infuriato portò e scaricò tanta neve che superò ogni memoria”. Questa attestazione sembra avvalorare l’ipotesi che anticamente il villaggio fosse spostato più a ovest rispetto all’ubicazione attuale, tanto che un evento franoso, probabilmente innescato da una slavina conseguente all’accumulo di neve, provocò ben 19 morti, oltre alla distruzione di 11 case.  Tale situazione sembra essere confermata dall’esame della mappa del catasto pontificio, compilata all’incirca nel 1815, nella quale a Via Strata si possono contare 7/8 abitazioni, non di più, quindi è lecito supporre che nel 1600 il villaggio fosse più ampio e che poi, in seguito alla rovinosa slavina del 1608 fu spostato in luogo più sicuro e ricostruito solo parzialmente.  
Estratto della mappa del catasto pontificio di Via Strata
 
Concludiamo infine con due atti di matrimonio datati 20 maggio 1594 e 27 maggio 1596, rinvenuti presso gli archivi della chiesa parrocchiale di San Cristoforo di Via Strata, che ci confermano l’esistenza di rapporti consolidati con il villaggio di Pianello, avvalorando la tesi che il percorso di crinale per Via Strata, attraverso il valico della Fonte dell’Eremo, fosse nell’antichità la principale via di collegamento fra le due vallate. 
L'atto di matrimonio del 1596 di San Cristoforo di Via Strata
Nell’atto del 1594, infatti, lo sposo è indicato come proveniente da “Planello”, mentre l’atto del 1596 attesta che una certa “Faustina de Villa Viastrata fuit desposata et anuli immissione in digito a Luca filio Pauli ex Villa Planelli[7]”. Chissà se queste due coppie in occasione della slavina del 1608 si salvarono o furono tra le vittime ?   

© 2015 by Gabriele Presciutti, Maurizio Presciutti, Giuseppe Dromedari - Tutti i diritti riservati 




[1] E. Paleani, Secchiano di Cagli Itinerari, confinazioni antiche e luoghi di culto interni alla Via Flaminia da Cagli verso Secchiano e l’Alta Valle del Tevere, Cagli 2009
[2] E. Paleani, op.cit., pag.65
[3] E. Paleani, op. cit., pag-65-66
[4] G. Presciutti, M. Presciutti, G. Dromedari, Pianello di Cagli Viaggio nella storia di una vallata, Urbino 2010, pag.222
[5] E. Paleani, op.cit., pag.113
[6] A. Ferretti, La guida naturalistica del Monte Catria di don Raffaele Piccinini, Cagli 2002
[7] G. Presciutti, M. Presciutti, G. Dromedari, op.cit., pag.167

(*) "7antoninianii". Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:7antoninianii.jpg#/media/File:7antoninianii.jpg

6 commenti:

  1. Salve, sono interessata a questo libro per motivi di studi. Saprebbe dirmi dove posso trovarlo, per poterlo consultare? La ringrazio anticipatamente.

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  2. "Il corridoio bizantino al confine tra Marche e Umbria". Sto effettuando una ricerca particolare sui borghi abbandonati, lungo questo meraviglioso percorso. La ringrazio per l'ausilio.

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    1. Il libro può essere acquistato al seguente link http://www.youcanprint.it/educazione/educazione-generale/il-corridoio-bizantino-al-confine-tra-marche-e-umbria-9788891141491.html sia in formato cartaceo che in epub. Utilizzando il codice 465492 si può avere uno sconto del 20 %. In alternativa può essere acquistato in tutte le librerie online quali ad esempio IBS, Mondadori, La Feltrinelli, Amazon. Buona giornata.

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    2. La ringrazio infinitamente! I miei complimenti per il blog :)

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  3. Ho letto con interesse l'articolo. Grazie. Via Strata occupa un posto nel mio cuore.

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