Le enigmatiche costruzioni del Serrone

 di G. Presciutti, M.Presciutti, G.Dromedari


Uno degli argomenti che ha suscitato più curiosità nel libro "Pianello di Cagli - Viaggio nella storia di una vallata" è quello di cui si parla nel capitolo iniziale, ovvero "le enigmatiche costruzioni del Serrone". Le abbiamo definite "enigmatiche" perché nessuno dei molti archeologi interpellati dagli autori ha saputo dare una spiegazione plausibile circa la loro funzione, né, tantomeno, sono stati in grado di ipotizzare una datazione approssimativa. 

Queste costruzioni occupano tutto il versante esposto a sud del “Serrone”,  la serra che partendo da Pianello di Cagli (Pu) si estende in direzione Serravalle di Carda (Pu) e che nel lato esposto a nord cela la vallata di Pieia (Pu), ben nota a tutti gli appassionati di trekking per i fantastici scenari naturali che racchiude.

Il Serrone visto dal Monte Carpinello. La freccia rossa indica il posizionamento delle costruzioni.


Particolari di due dei "recinti"
Si tratta di almeno quattro grandi "recinti", chiaramente visibili anche dalle immagini satellitari, di forma rettangolare, costruiti con pietre a secco in prossimità del crinale della serra, perpendicolarmente rispetto all'andamento del crinale stesso .

Planimetria delle costruzioni del Serrone ricavata dalle immagini satellitari e dalle misurazioni in loco.

 Le dimensioni di quelli che, per semplificare, chiameremo “recinti”, sono veramente importanti poiché i muri hanno un’altezza di circa 1,5 metri ed una larghezza che varia dai 2,5 ai 3,0 metri . Le aree comprese all’interno di questi muri hanno dimensioni variabili, ma comunque la larghezza dei “recinti” varia dai 20 ai 25 metri e la lunghezza in un caso supera i 70 metri.
Un tratto dei manufatti del Serrone

Sono state formulate varie ipotesi circa le finalità per le quali i recinti furono costruiti, quali ad esempio un’opera di bonifica del terreno per renderne più agevole la coltivazione, oppure si è pensato ad un loro utilizzo per riporre gli animali in alcuni periodi della stagione. Si è pensato anche che fossero una sorta di terrazzamenti per meglio sfruttare i terreni, oppure che fossero i resti di antiche costruzioni e/o fortificazioni.

Ognuna di queste ipotesi, però, presenta gravi lacune che diventano piuttosto evidenti quando ci si reca sul posto e ci si rende conto delle caratteristiche morfologiche del terreno, molto accidentato ed in taluni punti in fortissima pendenza, tale da rendere improbabile qualsiasi costruzione sovrastante più articolata e ancor di meno l’utilizzo per ricovero di animali, mentre si apprezza ancor di più la perizia con la quale tali muri sono stati costruiti, che ha consentito loro di giungere in ottime condizioni fino ai giorni nostri pur essendo edificati in un terreno particolarmente impervio.

Ad oggi quindi non si è riusciti a costruire un’ipotesi plausibile sulle finalità per le quali questi muri vennero eretti, ma se pensiamo alla collocazione di questi “recinti” ed ai luoghi che i nostri antenati prediligevano per celebrare i propri riti, forse potrebbero essere associati ad una qualche forma cultuale della quale al momento non sappiamo assolutamente nulla.

Un altro tratto delle mura

Un’altra ipotesi da indagare è quella legata ad eventuali orientazioni dei “recinti” del Serrone con allineamenti astronomici, solari (solstizi ed equinozi), lunari o stellari, utilizzati dagli antichi abitanti delle nostre vallate per “leggere” il cielo ed il ciclo delle stagioni in intima connessione tra l’elemento naturale e spirituale e le esigenze della vita quotidiana.

Come giustamente sottolinea l’archeoastronomo Giulio Magli: “ Nel cielo l’oggetto più importante è il Sole.  E’ il Sole che scandisce il ritmo delle stagioni e dunque l’alternanza caldo-freddo, pioggia-stagione secca, semina-raccolto. Dunque tenere traccia del comportamento del Sole era una attività fondamentale. Chi conosceva e prediceva il ciclo del Sole era anche colui che era tramite e si faceva garante del calendario e del rinnovo annuale del ripetersi del ciclo. ..... Colui che teneva traccia e prediceva i moti e gli avvenimenti della notte è anche colui che era tramite e si faceva garante del rinnovo mensile del ciclo lunare e di tutti gli altri complessi cicli che assicuravano che, appunto la notte, si potessero ‘aprire le porte’ e, per esempio, le anime dei morti potessero raggiungere l’aldilà[1].

Esempi documentati in Italia ne esistono, come per il Castelliere di Castello di Godego (Treviso), che risale almeno all’Età del Bronzo (attorno al XIII-XIV secolo a.C.) e che dimostra un grande interesse dei costruttori per il ciclo solare. Il castelliere anzidetto ha forma rettangolare con i lati orientati, rispettivamente, al solstizio d’inverno ed a quello d’estate e, dunque, con le diagonali orientate ai punti cardinali[2].


Vista satellitare del Serrone


Vista satellitare ravvicinata di uno dei "recinti" del Serrone
Naturalmente si tratta soltanto di ipotesi, di spunti, che speriamo stimolino la curiosità di qualche specialista in grado di dare un contributo qualificato allo studio della storia più remota della vallata di Pianello e che ci aiuti a capire chi, quando e perchè ha speso tanta fatica per la realizzazione di quelle opere oggi, apparentemente, inutili.


© 2014 by Gabriele Presciutti, Maurizio Presciutti, Giuseppe Dromedari


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[1] G. Magli – Misteri e scoperte dell’archeoastronomia – Roma 2006 –pag.302
[2] G. Magli – op.cit. – pag.140

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