di G. Presciutti, M.Presciutti, G.Dromedari
Uno degli argomenti che ha suscitato più curiosità nel libro "Pianello di Cagli - Viaggio nella storia di una vallata" è quello di cui si parla nel capitolo iniziale, ovvero "le enigmatiche costruzioni del Serrone". Le abbiamo definite "enigmatiche" perché nessuno dei molti archeologi interpellati dagli autori ha saputo dare una spiegazione plausibile circa la loro funzione, né, tantomeno, sono stati in grado di ipotizzare una datazione approssimativa.
Queste costruzioni occupano tutto il versante esposto a sud del “Serrone”, la serra che partendo da Pianello di Cagli (Pu) si estende in direzione Serravalle di Carda (Pu) e che nel lato esposto a nord cela la vallata di Pieia (Pu), ben nota a tutti gli appassionati di trekking per i fantastici scenari naturali che racchiude.
Queste costruzioni occupano tutto il versante esposto a sud del “Serrone”, la serra che partendo da Pianello di Cagli (Pu) si estende in direzione Serravalle di Carda (Pu) e che nel lato esposto a nord cela la vallata di Pieia (Pu), ben nota a tutti gli appassionati di trekking per i fantastici scenari naturali che racchiude.
Il Serrone visto dal Monte Carpinello. La freccia rossa indica il posizionamento delle costruzioni. |
Particolari di due dei "recinti" |
Planimetria delle costruzioni del Serrone ricavata dalle immagini satellitari e dalle misurazioni in loco. |
Sono state formulate varie ipotesi circa le finalità
per le quali i recinti furono costruiti, quali ad esempio un’opera di
bonifica del terreno per renderne più agevole la coltivazione, oppure si è
pensato ad un loro utilizzo per riporre gli animali in alcuni periodi della
stagione. Si è pensato anche che fossero una sorta di terrazzamenti per meglio
sfruttare i terreni, oppure che fossero i resti di antiche costruzioni e/o
fortificazioni.
Ognuna di queste ipotesi, però, presenta gravi lacune
che diventano piuttosto evidenti quando ci si reca sul posto e ci si rende
conto delle caratteristiche morfologiche del terreno, molto accidentato ed in
taluni punti in fortissima pendenza, tale da rendere improbabile qualsiasi
costruzione sovrastante più articolata e ancor di meno l’utilizzo per ricovero
di animali, mentre si apprezza ancor di più la perizia con la quale tali muri
sono stati costruiti, che ha consentito loro di giungere in ottime condizioni
fino ai giorni nostri pur essendo edificati in un terreno particolarmente
impervio.
Ad oggi quindi non si è riusciti a costruire
un’ipotesi plausibile sulle finalità per le quali questi muri vennero eretti,
ma se pensiamo alla collocazione di questi “recinti”
ed ai luoghi che i nostri antenati prediligevano per celebrare i propri riti,
forse potrebbero essere associati ad una qualche forma cultuale della quale al
momento non sappiamo assolutamente nulla.
Un altro tratto delle mura |
Un’altra ipotesi da indagare è quella legata ad
eventuali orientazioni dei “recinti”
del Serrone con allineamenti astronomici, solari (solstizi ed equinozi), lunari
o stellari, utilizzati dagli antichi abitanti delle nostre vallate per “leggere”
il cielo ed il ciclo delle stagioni in intima connessione tra l’elemento
naturale e spirituale e le esigenze della vita quotidiana.
Come giustamente sottolinea l’archeoastronomo Giulio
Magli: “ Nel cielo l’oggetto più
importante è il Sole. E’ il Sole che
scandisce il ritmo delle stagioni e dunque l’alternanza caldo-freddo,
pioggia-stagione secca, semina-raccolto. Dunque tenere traccia del
comportamento del Sole era una attività fondamentale. Chi conosceva e prediceva
il ciclo del Sole era anche colui che era tramite e si faceva garante del
calendario e del rinnovo annuale del ripetersi del ciclo. ..... Colui che
teneva traccia e prediceva i moti e gli avvenimenti della notte è anche colui
che era tramite e si faceva garante del rinnovo mensile del ciclo lunare e di
tutti gli altri complessi cicli che assicuravano che, appunto la notte, si
potessero ‘aprire le porte’ e, per esempio, le anime dei morti potessero
raggiungere l’aldilà”[1].
Esempi documentati in Italia ne esistono, come per il
Castelliere di Castello di Godego (Treviso), che risale almeno all’Età del
Bronzo (attorno al XIII-XIV secolo a.C.) e che dimostra un grande interesse dei
costruttori per il ciclo solare. Il castelliere anzidetto ha forma rettangolare
con i lati orientati, rispettivamente, al solstizio d’inverno ed a quello
d’estate e, dunque, con le diagonali orientate ai punti cardinali[2].
Vista satellitare del Serrone |
Vista satellitare ravvicinata di uno dei "recinti" del Serrone |
Naturalmente si tratta soltanto di ipotesi, di spunti,
che speriamo stimolino la curiosità di qualche specialista in grado di dare un
contributo qualificato allo studio della storia più remota della vallata di
Pianello e che ci aiuti a capire chi, quando e perchè ha speso tanta fatica per
la realizzazione di quelle opere oggi, apparentemente, inutili.
© 2014
by Gabriele Presciutti, Maurizio Presciutti, Giuseppe Dromedari
Tutti i
diritti riservati
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