La Torre di Montebello

di Gabriele Presciutti, Maurizio Presciutti, Giuseppe Dromedari



I ruderi della Torre di Montebello come appaiono oggi



Al giorno d’oggi, purtroppo, del complesso sistema di fortificazione e controllo della vallata di Pianello di Cagli esistente in epoca medievale e giurisdizionalmente soggetto all’abbazia benedettina di San Pietro di Massa, non resta quasi nulla di visibile se non pochi ruderi adagiati sui cocuzzoli della zona, miracolosamente sfuggiti al saccheggio di pietre da costruzione avvenuto nel corso dei secoli. Uno dei pochi ruderi oggi ancora visibili è quello della Torre di Montebello, che l’attenta opera di ripulitura degli arbusti circostanti effettuata dall’attuale proprietario del terreno sul quale sorge, Romano Grilli, ha reso perfettamente visibile e fruibile.

            La Torre di Montebello, ubicata a poche centinaia di metri dall’abbazia di S.Pietro di Massa, non è menzionata nel periodo di maggiori tensioni fra gli abati di Massa e l’autorità comunale di Cagli, negli anni che vanno dal 1200 al 1230 circa.

Mappa della zona dove sorgeva la Torre di Montebello

                Della fortificazione, però, parla il Gucci nelle sue memorie storiche, quando racconta che, in seguito alle tensioni che si erano create fra il comune di Cagli e quello di Città di Castello, a causa delle continue scorrerie dei castellani nel territorio della vallata, l’autorità comunale di Cagli, tralasciando i precedenti contrasti, nel 1299, concesse agli uomini di Massa di riedificare il castello di Montebello, distrutto a suo tempo dagli stessi cagliesi[1]. Il Pubblico, cioè l’autorità comunale, nominò anche il sovrintendente alla ricostruzione del castello, nonché il futuro capitano nella persona di Feltranuccio Amatori.

Al centro della foto la collina dove sorgeva la torre. 

                Questo il racconto del Gucci: "Le spesse scorerie, et altri danni che giornalm(en)te seguivono tra quelli del Territorio di Città di Castello, e li nostri distrettuali fecero venire in pensiero à gli Huomini di Massa di M(on)te Nerone di redificare il loro Castello di Monte Bello già distrutto dai Cittadini di Cagli, p(er) haver un luogo sicuro da ritirarsi p(er) salvezza delle p(er)sone e facultà loro in ogni occorrenza di guerra, ò d'altra rottura con i circonvicini stranieri. E perche senza il Consenso del n(ost)ro Commune non potevono ciò fare, ricorsero al Conseglio g(e)n(era)le, e ne supplicarono p(er) la lic(enz)a adimandando insieme alla Città ogni aiuto e favore p(er) l'effettuat(io)ne di questo loro desiderio. Il Publico fatti chiamare quegli huomini dal Podestà, e certificatosi appieno del volere universale, concesse loro la facoltà adimandata, et ogni sovenimento necessario p(er) la fabrica di quel Castello destinandovi p(er) Capitano del luogo, e p(er) sopraintendente della fabrica Feltranuccio Amatori suo Cittadino con certa provis(io)ne da pagarsi dei danari del Com(mun)e".

            Sempre nell’anno 1299, non cessando le incursioni da parte degli uomini di Città di Castello, il Comune di Cagli diede ordine di effettuare una rappresaglia, mobilitando gli uomini di Castiglione S. Bartolo e Massa. L’azione fu evidentemente efficace, visto che poco dopo i due comuni firmarono un patto di reciproco rispetto dei confini. 

              Ricorriamo ancora al racconto del Gucci: "Ne solo con Fossombrone era in quel tempo il n(ost)ro Com(mun)e in contrasti ma anco con Città di Castello trovavasi in qualche travaglio, poichè tanto i Cittadini quanto i distrittuali di quella Città facevono delinquenti continuo scorrerie e danni nel terr(itori)o di Cagli contro gli huomini di Massa, e d'altri luoghi confinanti, e volendo darvi rimedio impose a ms. Michele di Nicolo Giudice di Gualfreduccio che scrivesse al Com.e di Città di Castello, et à Uguccione, e Fuscardo di ms. Suppoli da Valbuscosa che dessero gli ordini necessarij p(er) divertir questi mali, e procurassero di far cessare queste violenze, con cercare che si camminasse con buona vicinanza, che in altra maniera, si verrebbe a rottura, e si procederebbe contro di loro con ogni atto di hostilità, come poi con effetto si procedette, poiché i Cagliesi mandarano quelli di Castiglione di S. Bartolo, e di Massa con cavalcate à far molti danni nel Territorio di Castello, in maniera che l'istesso Com(mun)e di Castello ricercò poi con sue lettere in n.ro Commune à quietarsi et à provedere che non seguissero altri mali, offerendosi di vivere con buona amicitia, e corrispondenza, come anco scrissero Uguccione e Fuscardo da Valbuscosa, essibendosi di mantener con nostri un ottima vicinanza". E' proprio il caso di dire che dove non funzionarono le buone maniere quelle forti, al contrario, ebbero effetto immediato!

I ruderi visti dal lato sud-est.

            I ruderi hanno sempre delle storie da raccontare, in questo caso molto antiche, che è importante riscoprire e conservare. La torre, pur essendo molto vicina all'abbazia e al castello di Massa, in origine aveva un ruolo fondamentale per agevolare le comunicazioni con la Torre dell'Eremo, situata presso il Poggio Le Guaine del Monte Nerone, con la quale triangolava grazie alla torre che sorgeva nella parte posteriore di Monte Frontino, in cima a Val di Fratello. Senza la Torre di Montebello il sistema di sorveglianza della vallata sarebbe stato monco, perché avrebbe perso la possibilità di avere informazioni rapide, attraverso segnalazioni luminose (fuochi o torce) o sonore (campane), su eventuali pericoli provenienti dal versante verso Cagli. 


Queste due elaborazioni fatte su immagini satellitari ci aiutano a comprendere la funzione essenziale che aveva la fortificazione di Montebello in origine. Le linee rappresentano la capacità di comunicare a vista con gli altri castelli e rocche della vallata. Se le linee di comunicazione rosse potevano essere gestite direttamente dal Castello di Massa, quello più vicino all'abbazia, per la gestione dell'importantissima linea con la Rocca dell'eremo, color lilla, a causa dell'orografia del territorio, era fondamentale l'esistenza della Torre di Montebello.
            La costruzione è a pianta quadrata, con una larghezza di circa 3,5 metri per lato e la collina sulla quale sorge evidenzia dei ripiani che, probabilmente, accoglievano delle opere di fortificazione a protezione della torre stessa, quali palizzate e/o cinte murarie. In effetti tale ipotesi sembra essere confermata dal racconto sopra riportato del Gucci, dove viene evidenziato che la richiesta di riedificare il castello era stata avanzata dagli uomini di Massa per avere un luogo sicuro nel quale rifugiarsi "in ogni occorrenza di guerra ò d'altra rottura con i circonvicini stranieri". 

In questa foto si possono notare i terrazzamenti dove sorgevano le opere di fortificazione della collina che, in caso di pericolo, avrebbero potuto ospitare gli abitanti di Massa.

            Siamo nel 1299 e il territorio dell'abbazia di Massa non gode più dell'indipendenza passata, tenacemente rivendicata e difesa dagli abati e dai signori dei castelli della zona, essendo stato nel frattempo sottomesso all'autorità comunale di Cagli, che ha nel frattempo superato la crisi determinata dalla distruzione della città vecchia del 1287. 

Uno scorcio dell'abbazia benedettina di San Pietro di Massa. L'abbazia si trova a poche centinaia di metri di distanza dalla Torre di Montebello.

            Il Pubblico, ovvero le autorità comunali, dopo aver esaminato l'istanza avanzata dagli uomini di Massa, autorizzano la ricostruzione del presidio difensivo, ma si preoccupano di nominare un capitano di loro piena fiducia, il cagliese Feltranuccio Amatori, personaggio molto in vista a Cagli, che nel 1306 ritroviamo eletto dal quartiere di S. Agostino, insieme con altri quindici notabili della città, per risolvere una questione che stava impegnando molte risorse pubbliche. Lo stesso Feltranuccio fu anche impiegato per una "ambasciaria" presso il Rettore della Marca per conto del Comune, a riprova della fiducia di cui godeva da parte delle autorità comunali. 

            Un ringraziamento particolare lo rivolgiamo a Romano Grilli per la cura con la quale ha ripulito e conservato il luogo dove sorgono i ruderi della torre.

Il lato sud

Ringraziamo Ermes Maidani per le trascrizioni degli Annali del Gucci che ci ha gentilmente messo a disposizione.
I testi sono stati ripresi, riadattati e aggiornati dal libro: Pianello di Cagli, Viaggio nella storia di una vallata, Argalìa Editore Urbino, 2010, scritto dagli autori dell'articolo.

https://www.youcanprint.it/pianello-di-cagli-viaggio-nella-storia-di-una-vallata/b/879eeaed-4778-5646-abf7-d560d3c3558b?

             

 © Gabriele Presciutti, Maurizio Presciutti, Giuseppe Dromedari - Marzo 2021



[1] A. Mazzacchera – Cagli, Comune e Castelli – in AAVV – Catria e Nerone – Un Itinerario da scoprire 

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