Il sepolcreto di Pigno (Cagli -Pu)

di Agata Aguzzi e Anna Lia Ermeti  (Università di Urbino)



Tomba 2


   Pigno, frazione di Cagli, è oggi un gruppetto di case sulle colline sulla riva destra del torrente Burano. Il piccolo nucleo abitato si trova immediatamente a est della Via Flaminia e del torrente Burano, lungo un diverticolo che porta da Smirra (altra frazione di Cagli) a Monte Martello (Santuario di S. Maria delle Stelle).
   Qui il fiume Burano e la Via Flamina fanno da spartiacque tra due mondi: ad ovest quello bizantino, ad est, dove sta Pigno, quello longobardo.
   Qui tutti i toponimi e i santi cui sono dedicate le chiese riecheggiano santi e nomi longobardi (S. Giovanni in Offago, S. Venanzio, S. Giovanni di Monte Varco, S. Angelo in Maiano, Cà Faggio), al di là del fume e della Flaminia tutti i toponimi e le dediche delle chiese sono riferibili ai bizantini (S. Martino di Castel Onesto, il toponimo Martino, S. Anastasio). 

Tombe 1 e 2
   L’intervento archeologico, avvenuto nel 2004 e poi nel 2008 a seguito di lavori agricoli, ha messo in luce 10 tombe in muratura, più o meno ben conservate. Le tombe sono disposte a gradoni e seguono l'andamento naturale della collinetta su cui sorgono, e sono tutte più o meno allineate in file ed orientate est-ovest.
   Tutte, tranne una (Tomba 2), hanno subìto vari danni a causa dei lavori agricoli, danni non solo nella cassa, ma anche a livello degli scheletri. Si tratta di sepolture di forma rettangolare, marginate da grandi pietre, ubicate a una profondità variabile fra i 60 e i 100 cm dall’attuale piano di calpestìo.
   Le casse litiche sono costituite da muretti in pietra con filari regolari di piccole pietre bianche locali nelle pareti laterali, mentre i lati brevi sono delimitati da singole grandi lastre, sempre in pietra. Anche il fondo è coperto da lastre di varie dimensioni.
   La maggior parte di queste tombe conserva un solo inumato, ma alcune sono plurime. Tutte le deposizioni sono avvenute in decubito dorsale in spazio vuoto, con inumati deposti in posizione supina con il capo rivolto ad est. Nessuna di esse presenta corredo, tranne qualche piccolo oggetto di ornamento personale.
   Una è quella più grande (Tomba 2), dove era sepolto un individuo giovane, ma in età già adulta, che aveva sotto il capo un pettine in osso; l’altra (Tomba 4) è una tomba femminile dalla quale sono stati recuperati due orecchini a cerchio in bronzo; la terza è la Tomba 3, che invece conserva una punta di freccia ancora conficcata sotto il cranio.

Punta di freccia in ferro
   Il pettine in osso, lungo circa cm 14 e spezzato in più parti, è molto simile a quello rinvenuto nel sepolcreto del Palazzo Comunale di Cagli ed è del tipo più semplice, con una collocazione cronologica molto ampia (IV-VII secolo).

Pettine in osso
   Nella Tomba 4 sono stati rinvenuti due orecchini in bronzo del tipo a tre cerchi fusi: si tratta di orecchini a cerchio, larghi cm 5 con tre piccoli cerchietti cui erano probabilmente sospesi altrettanti pendenti di materia organica. Il tipo deriva da archetipi bizantini in oro. Datati tra VI e VII secolo, hanno una vastissima diffusione in tutta l’Italia. Il tipo è però ben attestato in Istria, nella necropoli di Meìzza a Pinguente, dove sembra localizzata una produzione locale, tanto che questi orecchini vengono chiamati anche orecchini “tipo Pinguente”. La loro diffusione sembra particolarmente estesa nelle zone direttamente influenzate dall’impero bizantino.

Orecchino "tipo Pinguente"
   La tipologia tombale a cassa litica rettangolare è presente in tombe “longobarde” della seconda metà del VII secolo. Come le tombe “longobarde” anche queste di Pigno sono collocate sul versante meridionale di un rilievo collinare; si trovano in prossimità di un corso d’acqua (il Fume Bosso) e di un tracciato stradale (la Via Flaminia); probabilmente (non abbiamo dati in merito) sono anche poco distanti dall’insediamento cui si riferiscono; sono molto grandi (lunghe da m 2 a m 2,5 e larghe m 1-2) e scavate in profondità; sono tutte orientate in senso est-ovest (più o meno precisamente).
   Il sepolcreto di Pigno presenta in definitiva tutte le caratteristiche per essere definito un sepolcreto longobardo, ma la tipologia dei corredi fa pensare piuttosto a genti autoctone vissute sotto la dominazione longobarda. Infatti nelle tombe non ci sono più elementi caratteristici di un’etnia, ma materiali che testimoniano uno stretto e prolungato contatto con la cultura tardo romana, dove si continuano a riprodurre modelli tardo antichi e bizantini, portando però i manufatti ad un estremo grado di semplificazione dei modelli e usando materiali più poveri.




© 2018 by A. Aguzzi e A.L. Ermeti - Nessuna parte di questa nota può essere riprodotta e utilizzata senza l'autorizzazione delle autrici. 

1 commento:

  1. Grazie della comunicazione che va ad ampliare le mie ricerche. Un caro saluto

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