di Agata Aguzzi e Anna Lia Ermeti (Università di Urbino)
Panoramica dello scavo |
Nel 2005/2006
durante i lavori di restauro del vestibolo del Palazzo Comunale, si è proceduto
all’asportazione del piano pavimentale del vestibolo stesso ed allo scavo
archeologico contestuale dell’area.
Pianta generale |
Lo scavo ha messo
in luce, sotto la muratura perimetrale del Palazzo della fine del XIII secolo,
il tratto di una grande canaletta di epoca romana, costruita in pietra e
perfettamente rettilinea, con il fondo realizzato con grandi lastre di pietra,
e cinque tombe, di cui alcune multiple, tutte con orientamento est-ovest, che
si sono inserite tagliando lo strato antropico romano fino ad arrivare allo
strato sterile di ghiaione alluvionale del fondo.
Sezioni |
Le tombe messe in
luce sono tombe a cassa litica, ma solo una è conservata, mentre le altre sono
state tutte rasate a seguito dei lavori di costruzione del Palazzo alla fine
del XIII secolo e conservano solo il primo filare di pietre della cassa; spesso
anche lo scheletro è stato danneggiato.
Tre tombe
conservano oggetti del corredo personale o d’uso.
La tomba più grande
(Tomba 1), conservata quasi totalmente, parzialmente coperta da tegole romane,
è una sepoltura multipla (conserva infatti 7 inumati, 5 in giacitura primaria e
2 in riduzione dello scheletro).
Panoramica dello scavo |
Un’altra tomba
(Tomba 2), posta a ridosso della canaletta (ne sfrutta la muratura come limite
nord della fossa) è una sepoltura singola di un bambino in età infantile I (0-6
anni), che presenta, accanto al cranio, un pettine in osso a doppia dentatura.
Il pettine in osso
è del tipo più semplice a doppia fila con denti di spessore diverso da un lato
e dall’altro, tenuti insieme da chiodini in ferro e listelli laterali in osso
privi di decorazione. La tipologia dei pettini a doppia fila di denti è
estremamente diffusa nell’arco di un lungo periodo (IV-VII secolo e oltre)
anche nei territori dell’Impero bizantino.
Pettine in osso |
Il vago in pasta
vitrea della tomba 5, è sicuramente l’unico superstite di una collana, probabilmente
in origine presente nella tomba, quasi completamente distrutta.
Anche le collane
in paste vitrea sono presenti nel costume femminile della popolazione autoctona,
soprattutto in ambito funerario tra VI e VII secolo.
Ben poco significato
assumono da un punto di vista cronologico gli aghi in osso e in bronzo della
Tomba 4; aghi da cucito, in osso e in metallo, sono documentati in tutte le
fasi storiche senza che sia possibile riscontrare significativi mutamenti della
forma nel tempo.
La tipologia tombale
e i pochi elementi di corredo indicano una cronologia nella prima metà del VII
secolo. Ma come spiegare la presenza isolata di queste tombe all’interno della
città bassomedievale?
Nel 2007, in
seguito a lavori di metanizzazione, altre due tombe simili sono state trovate
all’esterno del Palazzo Comunale, individuando nell’insieme un ampio
sepolcreto.
Questo sepolcreto
si è impostato su un’area della città romana che in quel momento (VII secolo) era
ormai in disuso. Forse uno spazio pubblico, visto che edilizia privata e
sepolcreti si impostano primariamente proprio in questi luoghi quando, già in
epoca tardo antica, inizia il processo di destrutturazione della città romana.
Cale nel VI-VII secolo
faceva parte della Pentapoli ed era una città importante, un centro
fondamentale della distrettuazione amministrativa dell’impero bizantino.
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