Pieia e Tana Baldina. Una passeggiata storico-ambientale sotto gli occhi della dea Torsa

di Ferdinando De Rosa e Floriana Bartolucci. 
Fotografie di Giuseppe Dromedari




Lo sguardo della dea Torsa! Una suggestiva formazione naturale nella parete di Tana Baldina che stimola la fantasia. 

Dopo averci fatto assaggiare la primavera, la pazza meteorologia di questo anno 2017 ci ha regalato oltre 5 cm di neve il 18 aprile, subito dopo Pasqua, con i risultati per i neonati germogli che si possono immaginare e che abbiamo ben visto!
Con il ritorno del bel tempo primaverile, il 2 maggio di buon mattino, la comitiva si è incamminata verso Pieia con l'intento di fare una piacevole escursione nel territorio dell'antica Tekvia (decuvia) della tribù dei Pieienates appartenente all'antica TOTA IKUVINA, cioè gli abitanti preromani dell'antica Gubbio.
Alcuni riferimenti storici sull'argomento sono stati pubblicati dai sottoscritti anche su questo Blog ed a questi rimandiamo per eventuali approfondimenti, dato che lo scopo dell'escursione attuale mirava al godimento  di un'ambiente naturale, selvaggio e scomodo, quanto piacevole e salutare.
Nel gruppo composito, oltre a me e Floriana, c'erano altri appassionati di ricerche storiche e di ambiente!
Nati tutti alle falde dal Monte Nerone e quindi esperti della zona ci pregiavamo del fatto che uno di noi, Vasco, è attualmente una guida professionale dell'escursionismo ambientale.
Si parcheggia l'auto in una Pieia ormai abitata da una decina di persone, che nel periodo estivo si ripopola con il rientro di alcune famiglie che per motivo di lavoro sono diventate cittadine, ma che ancora conservano il ricordo piacevole dei luoghi natii. 

Panorama di Pieia tra sole ed ombra dai contrafforti di Tana Baldina
Sempiterna e rumorosa ancora fluisce nel lavatoio, che ci accoglie appena scesi dall'auto, la gelida acqua proveniente proprio da quelle rocce, inerpicate lassù dove siamo diretti fra chiazze di bosco e radure pietrose.
In estate, appena si arriva, si entra a contatto con qualche gruppo di abitanti ora non si vede nessuno, c'è ancora il fresco pungente dei venti invernali ma è una bella giornata e soprattutto è idonea e fresca per accompagnarci verso una salita piuttosto impegnativa.
Da una piccola piazzola soprelevata, attrezzata con panche e tavolo per accogliere le riposanti chiacchierate estive, inizia il percorso in salita con lo sguardo rivolto in su verso il versante esposto a mezzogiorno del Monte Nerone illuminato dal sole che a tratti si svela dalle nuvole.
Poco in alto si scorge la parte più alta di FONDARCA, l'arco in pietra che resiste nel tempo al crollo della volta della grotta avvenuto anticamente, nella quale sono stati ritrovati reperti archeologici antichi risalenti al neolitico, che testimoniano come questa piccola vallata incastonata fra il Nerone ed il Serrone, sia stata abitata fin da tempi preistorici.
Si inizia la salita, un sentiero ghiaioso che sale fra cespugli e piante di faggio, carpino e orniello, tutte di limitate dimensioni a causa delle caratteristiche povere del terreno, che però fornisce in grande quantità l'Habitat naturale ai cespugli di Santoreggia, il cui effluvio profumato si sente ovunque ed aiuta la respirazione che si fa via via più difficile.
La pendenza del 30% circa ci invita a cadenzare un passo montano lento e coordinato con la respirazione ed a ridurre al minimo i discorsi, che vengono ripresi non appena ci si accinge ad una delle frequenti ma brevi soste per rallentare la frequenza respiratoria.
Dopo una mezz'ora di arrampicata sul sentiero breccioso si prosegue verso destra, in parte in leggera salita ed in parte ancora verticale, con soste che permettono di osservare le case della sottostante Pieia che sono rincorse dalle chiazze di sole ed ombra.
In una delle pause di riposo osserviamo la sottostante vallata, fissando lo sguardo sugli interessanti toponimi che ci indicano ancora le tracce dei Pieienates e localizziamo in basso a sinistra il FOSSO CERTANO (il nome deriva da KERRIA, divinità antica italica che era preposta alla protezione delle messi, detta dagli antichi romani Cerere).
In basso presso i primi tornanti della strada, propio sotto Fondarca c'è la sorgente che nel periodo di piena è un vero fiume carsico che sgorga da sotto le rocce, la FONS ARCULI, la Fonte di ERCOLE da cui trae il nome Fondarca stesso. 

La "Fons Arculi", ovvero la risorgiva dalla quale si origina il torrente Certano.
Sulla destra, nella vallata oltre Pieia, nel boschetto che costeggia la strada bianca, c'è una piccola radura chiamata localmente CAMP D' CERBIN LOCC (Cerbini locus, luogo di Cerbino, che era una divinità umbra e quindi era la radura sacra nel bosco dedicata al dio CERFIO o CERBIO MARTE). 
Come si vede erano le tre divinità della Tekvia Pieienates, infatti per gli antichi Umbri le divinità erano sempre associate in una triade!
A dimostrazione di questo si intravede giù molto in basso, dopo gli ultimi tornanti della strada, proprio sopra il torrente, un vasto campo verde circondato da arbusti chiamato TROMANDA, un nome strano, ma con un significato ben preciso se si pone mente al fatto che nelle antiche carte compare come Campo TRI MANTIS, che letteralmente significa tre indovini o tre sacerdoti!
Dalla preistoria siamo passati al periodo preromano, ai Pieienates che facevano parte della TOTA IKUVINA ed abitavano la zona nel IV-III sec. a.Ch.!
Un cartello indicava un tempo di percorso di 20' per raggiungere la TANA BALDINA, ma noi abbiamo impiegato circa un'ora e venti minuti e certamente non abbiamo proceduto lentamente, forse chi ha scritto il tempo di percorso non lo ha provato ma si è limitato ad ascoltare qualche paesano, che se non era un grande atleta forse era un tantino approssimativo!

Il Sasso del Re
Sulla destra, soprastante Pieia si staglia il grande ovale del SASSO DEL RE, ed in lontananza la collina con i resti di ROCCA BIANCA costruita fra il 570 ed il 600, che ci portano al periodo Longobardo, quando la rocca era un punto di osservazione da cui i soldati longobardi controllavano il CORRIDOIO BIZANTINO.
Il corridoio infatti passava nella vallata oltre il Serrone e da Massa si inerpicava verso Serravalle nel suo tratto più montano costituendo il punto più stretto del collegamento viario fra Roma e Ravenna e che divideva i Ducati Longobardi della Tuscia e quello di Spoleto e Benevento. (nostre pubblicazioni al riguardo lo illustrano, tra cui "La Via delle Rocche", Urbania 1988). 

Una delle tante formazioni naturali antropomorfe presenti nella zona, che conferiscono a questi luoghi un'atomosfera "magica".

Ci siamo fermati in un primo anfratto, con il fronte orientato verso sud-sud-est che si apre sulla parete calcarea, forse quello individuato da alcuni cercatori di fossili ad inizio secolo come GROTTA DEL TROPPELLO (Grotta dell'abbondanza secondo l'idioma longobardo!). 

Il grande anfratto naturale della "presunta" Grotta del Troppello, a poca distanza da Tana Baldina.
Situata a 43° 32' 30'' N e 12° 32' 24'' E, ad una altitudine di 960 m. slm, è stata usata anche per il ricovero di capre e pecore nel periodo bellico per evitare che i soldati tedeschi durante il passagio del fronte li portassero via per il loro approvvigionamento.

Un'altra immagine della formazione naturale che "presidia" l'ingresso a Tana Baldina, con gli occhi resi quasi "vivi" dai cristalli di calcite.
La Tana Baldina, la grotta dei "coraggiosi" secondo l'etimologia longobarda del nome.
Poco più avanti arriviamo a TANA BALDINA (Tana dei coraggiosi, secondo l'origine longobarda del nome). Con la fantasia mi piacerebbe mettervi a guardia la dea TORSA, antica divinità umbra che era preposta a spaventare i profani, il nome significa appunto "la fuga", anche se in realtà si tratta di una naturale scultura in cui gli occhi sono costituiti da fori nei quali si sono depositati dei bellissimi cristalli di calcite ed il cappello da fata è segnato da alcune fenditure! 

Lo sguardo severo di un'altra "faccia" che spunta dalle pareti di Tana Baldina. Ben visibile in alto a destra la cavità dell'occhio e, al centro della foto,  la sporgenza del naso con le narici appenna accennate.
Si prosegue oltre, ancora più in alto, a quota 1030 slm, siamo entrati nell'antro detto GROTTONE, dove abbiamo trovato anche i resti di un accampamento con i pali di sostegno per il caldaio sopra i resti di un fuoco, segno che qualche moderno esploratore qui si è fermato. 

Il Grottone con i resti di passati bivacchi.


© 2017 by Ferdinando De Rosa e Floriana Bartolucci - Tutti i diritti riservati


© 2017 fotografie Giuseppe Dromedari


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