di Regis Macieri
Riassunto: Vengono indagate
alcune successioni di Corniola di età riconducibili tra il Domeriano inferiore
e il Domeriano superiore nella cava di Sant’Anna del Furlo. Ciò per rilevare le
faune caratteristiche di questo piano, indicabili come:
1) Fuciniceras lavinianum (Domeriano
inferiore);
2) Arieticeras algovianum (Domeriano
medio);
3) Emaciaticeras emaciatum (Domeriano
superiore);
Fig. 1 – Mappa del Passo del Furlo; i due punti rossi indicano i siti della cava di Sant’Anna del Furlo (destra) e della cava Grilli (sinistra). |
Introduzione: Il Passo del Furlo
è noto internazionalmente per le sue ricchezze paleontologiche e geologiche.
Nel tempo, le
popolazioni locali, hanno usufruito di queste possibilità, avviando anche
progetti di escavazione per l’estrazione della pietra da taglio e non solo.
Queste attività
hanno portato all’affioramento di importanti sezioni rocciose e paleontologiche
riconducibili alla successione umbro-marchigiana.
Le rocce che
affiorano nell’anticlinale del Furlo (formatosi insieme al resto della catena
appenninica durante la prima fase orogenetica del Miocene) vanno dal Calcare
Massiccio alla Scaglia Variegata.
Tuttavia, le unità
stratigrafiche che permettono una datazione biostratigrafica affidabile (tramite
i fossili) appartengono tutte all’era Mesozoica e che, in ordine di tempo,
vanno dal: Calcare Massiccio, il più antico risalente al primo piano giurassico
(Hettangiano); Corniola che, a seconda
della deposizione, si presenta in Corniola massiccia compatta e poco
stratificata o in Corniola tipica con stratificazione regolare: occupa i due
piani giurassici Sinemuriano e Pliensbachiano;
il Rosso
Ammonitico, famoso per la sua peculiare abbondanza di fossili, anche di grandi
dimensioni, con stratificazione fine, indica tutto il piano Toarciano; Bugarone
equivalente per parte del Giurassico medio (Aaleniano-Bajociano); Calcari
Diasprini, a contatto col Bugarone alla base a causa di una grande interruzione
sedimentaria, indicanti il Kimmeridgiano e il Titonico (ultimo piano del
Giurassico);
come ultima unità
litologica fossilifera viene la Maiolica,
comprendente parte dell’ultimo piano Giurassico (Titonico) e alcuni
piani Cretacei (fino al Barremiano).
La successione
Mesozoica ivi presente è di forma ridotta, ovvero presenta uno spessore minore
rispetto alle successioni complete quali Bosso, Burano, Valdorbia ecc…
Questo è dovuto al
fatto che il Passo del Furlo era un alto strutturale (struttura rialzata
rispetto ai bacini marini presenti intorno) al momento della deposizione .
Nonostante ciò la
località Sant’Anna mostra caratteristiche vicine ai normali affioramenti.
Le faune
fossilifere qui ritrovate sono riconducibili per buona parte a quelle già
indagate dagli Autori italiani e anche stranieri nelle altre zone
dell’Appennino centrale.
In particolare, le
due unità litologiche del Rosso Ammonitico e della Corniola sono le più famose
e ricche.
La prima,
nell’area presa in esame, non mostra sostanziali differenze in abbondanza con
quest’ultime, con i generi tipici del Toarciano.
La seconda, tuttavia,
presenta alcuni difetti rispetto alle successioni in cui sono stati fatti importanti
campionamenti per il raffronto delle faune ad Ammoniti tra la Tetide
mediterranea e quella boreale.
Si presenta con
uno spessore ridotto e a volte con una mancanza sostanziale di fossili.
Nel lato Ovest del
Passo del Furlo (cava Grilli) affiora come Corniola Massiccia, in cui la
stratificazione è quasi assente e i livelli fossiliferi sono presenti sotto
forma di bio-eventi detritici da tempesta (gli stessi studiati da Venturi et
alii., 2001-2007, per il passaggio Sinemuriano-Carixiano); solo la parte
superiore (Calcari Grigi) ha stratificazione regolare, in corrispondenza del
piano Domeriano, che, come il Rosso Ammonitico ivi presente, è molto
condensata.
Per questi ovvi
motivi il campionamento strato per strato che si è voluto eseguire in quest’unità
(anche se solo la parte superiore domeriana) è stato fatto nella cava di
Sant’Anna, che, come detto sopra, presenta una stratificazione regolare, con
maggiori livelli fossiliferi e, soprattutto, per l’assenza di disturbi
tettonici e/o sedimentari (probabilmente si trovava quasi ai piedi dell’alto
del Furlo, forse come piccolo bacino rialzato).
Tutto ciò è stato
fatto per l’interesse di aggiungere dati paleontologici anche se di un piano
già abbastanza studiato (Faraoni et alii., 1994, come completamento degli studi
sul Carixiano e sul limite Domeriano-Toarciano nella vallata del fiume Bosso; Venturi
et alii., 2010, per la validità del Membro “I Lecceti” nelle varie località
dell’Appennino centrale; altri Autori italiani e non), che comunque offrirà,
come tutti, sempre cose nuove da scoprire.
Inoltre si è
voluto dare risalto a un affioramento sicuramente importante, più che altro per
il Toarciano, mettendolo a confronto con successioni più rilevanti.
Biostratigrafia
Il tratto di
Corniola qui esaminato comprende tutto il piano Domeriano, dalla base della sua
prima bio-zona fino all’OAE (evento anossico oceanico), che lo chiude e fa da
passaggio col sovrastante Toarciano.
La colonna
stratigrafica del Domeriano fatta per Sant’Anna è alta più o meno 10 metri, con
strati che vanno da un minimo di 10 a una massimo di 60 centimetri.
In totale,
raccoglie circa 31 strati, di cui 20 fossiliferi.
Non è disturbata
da faglie o da grossi slumping (frane sottomarine), questo è importante per la
continuità della serie.
Il Domeriano è
ricco in Ammoniti e ciò ha permesso una suddivisione nelle sue tre principali
bio-zone, paragonabili a tutte le altre serie.
Queste ultime
sono, in ordine di tempo dalla più antica alla più recente:
-
Fuciniceras
lavinianum;
-
Arieticeras
algovianum;
-
Emaciaticeras
emaciatum.
Tutte hanno
fornito buoni indicatori, quasi sempre in buono stato di conservazione (ad
eccezione di alcuni casi), mostrando anche le suture, importanti per la
catalogazione.
Sotto ogni descrizione
delle zone sono poste le foto delle Ammoniti più belle e rilevanti trovate li.
Inoltre, vicino a
ogni specie c’è il numero di esemplari, frammentari e interi, trovati nelle
singole zone o, per il Domeriano inferiore, nelle sottozone.
ZONA A FUCINICERAS LAVINIANUM
La zona
rappresenta anche l’inizio del Domeriano e ha fornito un’ottima e abbondante
documentazione.
La litologia si
presenta con strati calcarei mediamente più fini e intercalati da interstrati
argillosi blu, specialmente nella parte inferiore.
Al confine con la
bio-zona sovrastante questi diventano più spessi e leggermente
detritici-stilolitici.
Gli strati che
rappresentano questa zona sono compresi tra il -30 e la parte media del -19,
che si presenta suddiviso (vedi colonnine stratigrafiche in basso).
Tutti hanno
fornito materiale, anche se gli ultimi in modo frammentario.
In dettaglio, la
zona a Fuciniceras lavinianum è
suddivisa ulteriormente in quattro sottozone:
-
Fuciniceras
portisi;
-
Fuciniceras
lavinianum;
-
Fuciniceras
brevispiratus;
-
Fuciniceras
isseli.
La prima è
riscontrabile nei primi strati -30/-29/-28, con un’abbondanza di Fuciniceras portisi (16) associata a Fieldingiceras fieldingi (1), Cetonoceras cf. psiloceroide (1), Juraphyllites libertus (3).
La seconda
sottozona va dallo strato -27 allo strato -24.
Essa inizia con
l’esplosione della specie tipo Fuciniceras
lavinianum (19), che nei primi due strati è accompagnata ancora da Fuciniceras portisi (9).
Successivamemente si presentano anche Fuciniceras retroflexum (2), Fuciniceras
coniugens (1), Protogrammoceras
bonarellii (1), Fieldingiceras
fieldingi (2), Juraphyllites libertus
(1), Phylloceras sp. (1).
La terza sottozona
inizia con la prima comparsa del suo rappresentante nello strato -23, Fuciniceras brevispiratus (1), associata
ancora a pochi Fuciniceras lavinianum (1).
Insieme è stato
trovato pure Harpophylloceras eximium (1).
Termina nello strato
-21, dove nella sua parte alta compaiono Fuciniceras
isseli (3), che caratterizzano quest’ultima sottozona fino al suo termine a
metà dello strato -19, e Protogrammoceras
bonarellii (1), già presente poco più in basso, insieme a Juraphyllites sp. (2).
Fig. 2/3/4- Fuciniceras portisi, F. portisi, Cetonoceras cf. psiloceroide |
Fig. 5/6/7- Fuciniceras lavinianum, F. lavinianum, Fieldingiceras fieldingi |
Fig. 8/9/10- Fuciniceras brevispiratus, Fuciniceras isseli, Protogrammoceras bonarellii |
Fig. 11/12- Fuciniceras lavinianum, Juraphyllites libertus |
ZONA AD ARIETICERAS ALGOVIANUM
La zona presenta
nel suo complesso strati piuttosto spessi, i più potenti di tutto il Domeriano,
con litologia spesso stilolitica e detritica.
Sono anche i meno
fossiliferi di tutto il tratto preso in esame.
La suddetta zona è
racchiusa tra gli strati -19/-18 e lo strato -11.
Agli estremi,
fortunatamente, sono stati trovati due indicatori tipici della zona che ne
hanno potuto porre i limiti.
Difatti nello
strato -17 è risultata la specie tipo, anche se frammento, Arieticeras algovianum (1), insieme a Bettoniceras sp. ind., che sarebbe tipico della zona sottostante,
ma presente anche alla base di questa.
I livelli -15 e
-13 hanno fornito grossi (anche due centimetri) e frequenti brachiopodi insieme
a frammenti di belemniti e larghi pezzi di Lytoceratidi.
Come detto la zona
si chiude con lo strato -11, che nella base ha fornito un pezzo di Protogrammoceras meneghinii (1).
Fig. 13/14/15- Arieticeras algovianum, Bettoniceras sp. ind., Protogrammoceras meneghinii |
ZONA A EMACIATICERAS EMACIATUM
Il suo inizio è
dettato più che altro dalla litologia, con inizialmente strati leggermente meno
spessi, anche se sempre stilolitici, e soprattutto intercalati da livelletti
argillosi dal blu al giallo oliva.
Compresa tra i
livelli -9 e -1, quelli che hanno fornito fossili sono gli ultimi 4, che sono a
volte persino suddivisi e con intercalazioni marnose.
Questi Ammoniti
sono tipici rappresentanti del Domeriano superiore.
Il -4 ha fornito Neolioceratoides hoffmanni (1) con
brachipode sp.; il -3 la specie caratteristica della zona Emaciaticeras emaciatum (1); il -2 Canavaria sp. e in ultimo il -1 Neolioceratoides
cf. schopeni (1), con Meneghiniceras lariense (1) e brachipodi sp. (tra cui
Koninchella).
Fig. 16/17/18/19- Neolioceratoides hoffmanni, Emaciaticeras emaciatum, Canavaria sp., Neolioceratoides cf. schopeni |
IL MEMBRO “I
LECCETI” E LA ZONA A E. MIRABILIS
Come termine del
Domeriano è stato proposto da alcuni Autori, inizialmente in Faraoni et alii.,
1994, e poi portato avanti da Venturi e Sassaroli, 2010, il Membro “I Lecceti,
in onore della località tipo in cui per primo è stato indagato, nella valle del
fiume Bosso.
È stato poi ritrovato
in altre varie località appennniche.
Esso fa parte
della formazione delle Marne del Monte Serrone (presente a volte tra Corniola e
Rosso Ammonitico), con uno spessore generalmente di 1 metro e di colore dal
grigio-blu al rosato.
La nuova zonazione
con la zona a E. mirabilis è
importantissima, anche a livello internazionale, poiché sposta più in su il
limite Domeriano-Toarciano.
I motivi per
credere alla validità di ciò sono molteplici.
Prima di tutto il
Me. “I Lecceti” contiene Hildoceratidi domeriani quali Protogrammoceratini (tra
cui specie nuove), Arieticeratini con eoderoceratidi nuovi ed endemici e Juraphyllitidi.
Inoltre, la
posizione delle marne sfatticce e policrome dell’evento anossico sono sempre
sopra il Membro; già dal primo livello fossilifero dopo l’OAE si nota un
notevole cambiamento faunistico con Hlidoceratidi del tipo Hildoceratino,
Harpoceratino, Polyplectino con Dactylioceratini e Nodicoeloceratini toarciani.
Questo porterebbe
già a credere a una sua “Domerianità” (dato che l’OAE è un livello guida
sincrono in tutta la Tetide).
Gli Inglesi e
alcuni Francesi criticano questa zonazione, sostenendo che il limite
Domeriano-Toarciano corrisponderebbe agli ultimi Pleuroceras e primi Dactylioceras.
Tuttavia i
Dactylioceratini presenti nella zona a E.
mirabilis, sono una vistosa variante del genere inglese (piuttosto raro in
Appennino) e soprattutto si associano sempre con Ammoniti tipicamente Domeriani,
come per esempio Protogrammoceras,
Neolioceratoides, Lioceratoides, Trinacrioceras, Canavaria, Distefaniceras,
Emaciaticeras, Meneghiniceras, Calaiceras, Fontanelliceras ecc…
Quindi, solo per
la presenza di Dactylioceratidi (oltretutto discordanti sotto molti aspetti,
dalle coste alle suture da quelli toarciani), non è valido motivo per inserirlo
nel Toarciano.
Inoltre
immediatamente sotto alla fauna del Me. “I Lecceti”, insieme alle forme
Domeriane, è stato trovato il Pleuroceras.
Infine sono stati
classificati nuovi generi endemici da Venturi, Sassaroli e Faraoni appartenenti
a questa bio-zona nel corso del tempo, quali i Protogrammoceratini Paralioceratoides, Petranoceras (e Pseudopetranoceras) e il
Dactylioceratino Secchianoceras.
Gli ultimi due
sono stati messi in discussione e non riconosciuti da Howarth, 2013, Geux,
Lacroid, Becaud e altri, ma posti come sinonimi di altri Ammoniti del Toarciano
inferiore (Hildaites e/o Neolioceratoides per il primo e Kedonoceras e/o Cetonoceras per il secondo).
Le differenze sono
nette nelle coste e nelle suture (oltre che per la distribuzione
stratigrafica), quindi i due nuovi generi sono da ritenere validi.
Il Membro I
“Lecceti” è stato trovato solo in area Italiana e forse in Ungheria, a causa di
una grande omissione sedimentaria.
Però questo è un
motivo in più per credere nei dati Appenninici, poiché potrebbero aver colto un
passaggio assente in altre zone Mediterranee (la Tetide mediterranea occidentale
era più vicina all’oceano aperto, quindi forse risentiva di meno delle
variazioni del livello del mare; difatti il Me. “I Lecceti” è bordato da due
interruzioni sedimentarie, o hard-ground)
Per quanto
riguarda il raffronto con la situazione inglese, è noto in letteratura la
presenza all’epoca di una possibile barriera di terra o di mare poco profondo
che divideva la Tetide Mediterranea con quella Boreale; ciò avrebbe presupposto
le basi per isolamenti genetici, in particolare per le Ammoniti.
Per quanto
riguarda la zona a E. mirabilis (o
Me. “I Lecceti”) in questo lavoro, è stato trovato un lembo calcareo- marnoso
di colore da grigio-blu a rosato, di circa 20/30 cm con faune tipiche di questo
intervallo simili a quelle descritte nelle altre località.
Oltre a questo
anche il colore e la litologia non si discostano di molto, a riprova del fatto
di una sua presenza nell’area studiata.
Averne trovato
testimonianza nel Furlo è molto importante e consolida la veridicità di tutto questo.
Tuttavia, per un
miglior inquadramento, a fianco della sezione di Sant’Anna è stata scelta anche
quella presente in cava Grilli.
Quest’ultima,
anche se a tratti confusa e più condensata (top dell’alto strutturale?), ha
fornito un’ottima documentazione, mostrando la presenza dell’evento anche in un
alto strutturale che poteva essere soggetto a disturbi tettonici.
La zona a E. mirabilis, nella località di
Sant’Anna, è ben indagabile, poiché permette una sua suddivisione in due
bioeventi:
-
l’evento
a E. mirabilis; qui sono state
ritrovate Ammoniti del tipo Eodactylites
simplex (1), Eodactylites
pseudocommune (1), Meneghiniceras
lariense (1) con il belemnite Atractites;
-
L’evento
a P. bassanii; con Secchianoceras secchianense (1), Protogrammoceras bassanii (3), Lytoceras compressum (1), Audaxlytoceras audax (1), Phylloceras sp. (1).
Nella cava Grilli
questa suddivisione è meno netta, anche le marne sfatticce dell’evento anossico
sono difficilmente inquadrabili per una sedimentazione un po’ confusa.
Le faune però
descrivono ottimamente il Me. “I Lecceti” con: Eodactylites simplex (2), Eodactylites
tauromenensis (2), Secchianoceras
secchianense (1), Petranoceras
mariottii(1), Pseudopetranoceras? sp.
ind. (1), Paralioceratoides sp. ind. (1),
Fontanelliceras sp. ind. (2), Meneghiniceras lariense (2), Calaiceras calai (1), Lytoceras sp. (1) più sempre Atractites
sp. e gasteropodi.
Fig. 20/21/22- Eodactylites simplex, Secchianoceras secchianense, Protogrammoceras bassanii (Sant’Anna) |
Fig. 23/24/25- Secchianoceras secchianense (cava Grilli), Protogrammoceras bassanii, Lytoceras compressum |
Fig. 26/27/28- Paralioceratoides sp. ind., Eodactylites simplex, Eodactylites tauromenensis (cava Grilli) |
Fig. 29/30/31- Petranoceras mariottii, Pseudopetranoceras? sp. ind. Calaiceras calai (cava Grilli) |
Fig. 32/33/34/35- Protogrammoceras bassanii, Audaxlytoceras audax (Sant’Anna), Fontanelliceras sp. ind. (cava Grilli), Eodactylites pseudocommune (Sant’Anna) |
Conclusioni: Questi dati
possono essere utili per la stratigrafia e per i riferimenti in altre sezioni.
Ne è risultato
anche un buon campionamento del Me. “I Lecceti”, che ha dimostrato l’importanza
di questa nuova zonazione.
Difatti,
attaccando al discorso di cui sopra, averne trovato un rappresentante anche nel
Passo del Furlo (alto strutturale che, specialmente nel limite
Domeriano-Toarciano, erano soggetti a disturbi tettonici e sedimentari) è di
grande importanza, poiché comprova che la deposizione dell’evento è stata
importante e caratteristica della Tetide mediterranea occidentale (per ora),
ovvero gli Appennini.
Se ne è stata
trovata traccia anche in un alto strutturale (anche se più modesto), potrebbe
portare a pensare, comunque, che la zona della Tetide appenninica abbia
documentato un importante passaggio tra il Domeriano e il Toarciano prima dell’evento
anossico oceanico.
Ciò dovrebbe
portare a una maggior valutazione delle faune appenniniche, che vedono in molti
casi notevoli differenze (e migliorie) rispetto a quelle Boreali (Inghilterra,
Francia settentrionale ec…).
In ultimo, questo
lavoro sul Domeriano è scaturito dall’interesse e la curiosità verso questi
Monti, certamente da valorizzare.
P.S. Qui sotto
sono riportate le colonne stratigrafiche fatte a mano per il Domeriano tutto,
con focus sulla zona a F. lavinianum
e sul Me. “I Lecceti” di cava Sant’Anna e Cava Grilli.
Fig. 36- Sezione stratigrafica Corniola Domeriana cava di Sant’Anna del Furlo, campionamento fino a parte del Toarciano inferiore |
Fig. 37- Dettaglio sul limite Carixiano-Domeriano e tutta la zona a Fuciniceras lavinianum (Domeriano superiore). |
Fig. 38- Dettaglio Me. “I Lecceti”, cava Sant’Anna del Furlo, biostratigrafia sopra e sotto l’OAE. Da notare (come anche nella colonnina sotto) il cambio faunistico dopo l’evento anossico. |
Fig. 39- Dettaglio Me. “I Lecceti”, cava Grilli, biostratigrafia sopra e sotto l’OAE |
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