Maria Virginia Marabottini, ultima contessa di Apecchio

di Stefano Lancioni


Chiesa di S. Ignazio di Loyola - Roma (da it.wikipedia.org)

La contessa Maria Virginia Marabottini, moglie del’ultimo conte di Apecchio, Federico Ubaldini, nacque dal marchese Filippo e da Eleonara Baldeschi, appartenenti a nobili famiglie di Orvieto, alla fine di febbraio 1717[1].  Aveva con sicurezza un fratello, morto intorno al 1780 senza figli[2].
Sposatasi con il conte Federico Ubaldini di Apecchio, ne fu la compagna fino al momento del decesso, avvenuto il 16 agosto 1752, quando il conte Federico Ubaldini di Apecchio aveva trentasette anni[3], la contessa Virginia trentacinque. Il matrimonio dovrebbe essere avvenuto dopo il 14 settembre 1732: questa è la data riporta da mons. Berliocchi, che ha rintracciato un rogito effettuato dal notaio di Orvieto Domenico Barbareschi: a quella data i due avevano quindici (lei) e diciassette (lui) anni e pertanto è possibile che si sia aspettato qualche anno per effettuare il matrimonio[4].
Rimasta vedova, viene ricordata nel testamento del marito: a lei vengono lasciati argenteria, vestiario e altri oggetti; si prevede inoltre che l’erede della giurisdizione debba obbligarsi di pagare e liberamente sborsare, contribuire e somministrare alla medesima signora contessa Maria Virginia Marabottini mia amatissima consorte scudi venticinque moneta romana per qualsiasi mese  e mese per mese anticipatamente… in quella città e luogo dove gli (scil. le) parerà (scil parrà) e piacerà di stare, o dimorare, ed il mantenimento di un servitore, e di una donna per privato servizio di detta mia signora consorte, ed il tutto finché questa naturalmente vivrà con dare et assegnare alla medesima mia signora consorte anche il comodo di un appartamento ad elezione della medesima ne’ suoi palazzi di detti feudi…[5]. Venivano inoltre lasciati tutti i beni allodiali e metà della giurisdizione di Baciuccheto (insieme alla madre del conte Federico, Maddalena Spada Ubaldini)[6]. Buona parte delle disposizioni testamentarie del conte Federico non poterono essere applicati, dato che la Reverenda Camera Apostolica incamerò il feudo (compresa la giurisdizione di Baciuccheto), che da questo momento entrò a far parte della Legazione di Urbino. Né sappiamo come furono divisi gli allodiali per l’intervento di un altro erede, il conte De Vico di Macerata (beneficiario di un fidecommesso), che ottenne negli anni successivi tutti i beni immobili apecchiesi (terreni, edifici, molini) e, presumibilmente, una buona parte dei beni mobili. In ogni caso la contessa Maria Virginia rientrò in possesso della sua dote.
Nel carteggio di monsignor Stoppani, legato di Urbino, si mostra una certa preoccupazione per la stretta amicizia della di lui (sci. Federico Ubaldini) consorte contessa Marabottini col primo ministro della Reggenza di Toscana (18 agosto 1752)[7]
Qualche anno dopo, nel 1759, Maria Virginia Marabottini si sposò con il conte Federico Valenti, patrizio di Orvieto “uno de’ più distinti cavalieri, che allora fiorissero in quella città” [8], di cui fu moglie per tredici anni. Costui  morì ad Orvieto il 4 maggio 1772. Il giorno dopo fu aperto a Roma il testamento che sanciva il passaggio alla moglie di tutti i suoi beni (il cui possesso gli fu però conteso da parenti del secondo marito)[9].
“Rimasta vedova nuovamente e senza eredi, tutta si diede alla coltura del suo spirito, alla religione, e alla pietà, profondendo generosamente in vantaggio delle persone di merito, de’ luoghi pii, e de’ bisognosi i proventi del pingue suo patrimonio. Godendo di un credito deciso presso molti personaggi di rango, di questo si prevalse per favorire gli amici, molti de’ quali le son tuttavia debitori delle cariche che sostengono” [10].
Morì a Roma nel  settembre 1793. Non avendo lasciato eredi diretti, destinò i suoi beni “alle due chiese del Gesù e di S. Ignazio a Roma”. In quest’ultima chiesa fu anche sepolta, con la seguente iscrizione: Virginiae Philippi f. Marabottinae, feminae nobilissimae domo Urbivento, uxori Friderici Ubaldinii patritii Tifernatis, comitis Apecchianorum et Basiochetanorum, et eo vita functo Friderici Valenti patritii Urbiventani, domini Castri Rebelli, quae ingenio clara, consilio praestans, animo generosa, naturae munera moribus liberalissimis et christianis virtutibus superavit. Vixit ann. LXXVI mens. VII dies III. Decessit III Non. Sept. Anno MDCCXCIII. De memoria eorum optime merita, quorum apud cineres condi post mortem voluit. (“A Virginia Marabottini figlia di Filippo, donna nobilissima di Orvieto, moglie di Federico Ubaldini patrizio tifernate, conte di Apecchio e Baciuccheto e, dopo la sua morte, di Federico Valenti, patrizio di Orvieto, signore di Castel Rubello, che, illustre per ingegno, prestante per saggezza, generosa per animo, superò con i nobili costumi e con le virtù cristiane i doni della natura. Visse anni 76, mesi 6, giorni 3. Morì il 3 settembre 1793. Devota alla memoria di quelli presso le cui ceneri volle essere posta dopo la morte”)[11].


[1]Maria Virginia per il Nuovo Dizionario Istorico ovvero Storia in compendio (d’ora in poi NDI), tomo XXI, Bassano, a spese Remondini di Venezia, 1796, p. 20 (che ricorda la data al momento della morte: 76 anni, 6 mesi, 3 giorni); MARIA BARBARA GUERRIERI BORSOI, Raccogliere “curiosità” nella Roma barocca”, Gangemi editore, Roma, 2014, p. 33 n. 97.
[2]Il marchese Marabottini, fratello di Maria Virginia, viene menzionato in una lettera di monsignor Stoppani, legato di Urbino, a monsignor Valenti, segretario di Stato, del 25 agosto 1752: ASP, Leg., Registro, cit., in Feudi, b. 12, v. 8533, ff. 34r-35r; b. 13, v. 8532, ff. 32v-33v. Un accenno alla causa relativa all’eredità Marcolini, legata ad un fidecommesso, in  TITI, Il Notajo principiante. istruito sopra le ultime volontà dell’uomo, tomo VI, parte II, Perugia, 1788, p. 278.
[3]E’ presente nella Biblioteca Planettiana di Jesi, Archivio Ubaldini, b. 23, 90, 91 la copia di fede battesimale di Federico, figlio del conte Giovanni Battista Ubaldini e della contessa Maddalena Spada, della parrocchia di S. Florido di Città di Castello. Il bambino, nato il 29 aprile, fu battezzato il 7 maggio 1715.
[4]C. Berliocchi, Apecchio, p. 302. Mons. Berliocchi ricorda la dote di 5000 scudi; un altro documento, letto dalla Guerrieri Borsai (Guerrieri Borsoi, Raccogliere curiosità, cit, p. 33, n. 97), ricorda la somma di 12000 scudi.
[5]Archivio di Stato di Pesaro (d’ora in poi ASP), Legazione di Urbino e Pesaro (d’ora in poi Leg.), Feudi, busta 10, doc. CII, testamento di Federico Ubaldini, ultimo conte di Apecchio (Orvieto, 15agosto 1752).
[6]ASP, Leg, Feudi, b. 10, doc. CII, testamento di Federico Ubaldini, ultimo conte di Apecchio (Orvieto, 15 agosto 1752).  Un ampio estratto del testamento si può leggere in  S. LANCIONI, Le dissertazioni storico-legali di Anton Maria Zucchi Travagli riguardanti Apecchio (1752-1754), in “Studi montefeltrani”, 28, 2006, pp. 109-130, alle pagg. 110-111, nota 2 o, riassunto, in Berliocchi, Apecchio, pp. 308-310.
[7]ASP, Leg., Feudi, b. 12, v. 8533, ff 3r-4r; b. 13, v. 8532, ff. 2r-3r.
[8] NDI (cit.), p. 20; Guerrieri Borsoi, Raccogliere curiosità (cit.), p. 33 n. 9.
[9]Guerrieri Borsoi, Raccogliere curiosità (cit.), p. 33.
[10] NDI (cit.), p. 20
[11] NDI (cit.), p. 20



© 2016 by Stefano Lancioni - Tutti i diritti riservati

4 commenti:

  1. Bravo Stefano, un altro importante tassello sulle vicende dei Brancaleoni e sul territorio di Apecchio. E' forse rintracciabile un ritratto della contessa e dei due suoi mariti?

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  2. Risposte
    1. Effettivamente non è possibile rintracciarli. Bisognerebbe scoprire che fine hanno fatto tutti gli oggetti e i quadri che si trovavano nel Palazzo Ubaldini al momento della devoluzione e che sono stati portati via "da uno dei coeredi" (ignoro chi). Se qualcuno avesse qualche informazione in merito...

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