Grazie al nuovo lavoro di
Renzo Savelli ed Edmondo Luchetti e alla vicenda, umana e giudiziaria, che ci
raccontano, abbiamo la possibilità di tornare indietro nel tempo di circa un
secolo e mezzo, gustando e vivendo in presa diretta la storia di Giuseppe Collesi
che ha come teatro la cittadina di Apecchio nel 1865 e negli anni seguenti. Il
saggio si intitola “L’avvocato in
prigione” (Tipografia Metauro-2018) e, come è nello stile dei due autori, si appoggia ad una solida
ricerca negli archivi della zona che ha fruttato un’ampia documentazione su
questa vicenda che vede come protagonista il commerciante Giuseppe Collesi,
soprannominato “l’Avvocato” per via degli studi effettuati presso l’università
di Urbino, sua moglie Doralinda Tamagnini e suo cognato Giuseppe
Giovagnoli.
Il tutto scaturisce da un
incauto (forse) acquisto di un quintale di grano effettuato dal Collesi da
Vincenzo Cesari per il suo negozio di granaglie. Il grano risultò poi essere
frutto di una rapina effettuata dal Cesari a danno di Pietro Cancellieri, il
quale, denunciando il furto, additò il Collesi come “manutengolo”, ovvero
ricettatore, della refurtiva. Inizia in questo modo l’avventura giudiziaria
dell’”avvocato” di Apecchio, che, nonostante tutti i tentativi fatti dal
medesimo per scagionarsi da ogni accusa e nonostante l’assenza di qualsiasi
tipo di prova che potesse mettere in dubbio la sua buona fede, fu condannato a
tre anni di reclusione, poi in realtà ridottisi a due. Le pene del collesi,
però, non erano destinate a terminare con la fine del periodo di reclusione.
Al ritorno ad Apecchio, il
Collesi scopre che la sua attività è ormai ridotta in rovina e si rende conto
altresì che fra sua moglie Doralinda e il marito di sua sorella, Giuseppe
Giovagnoli, è in corso una relazione, nata addirittura prima del suo matrimonio
con Doralinda. Durante la sua permanenza in carcere la “tresca” fra la moglie e
il cognato ha portato anche una gravidanza, con due gemelli nati morti. Il
colpo per Collesi è micidiale e da questo punto in poi prende avvio un altro
periodo di vita molto doloroso per il nostro protagonista, che conoscerà ancora
la reclusione e il confino a Ventotene per “oziosità”, e che avrà come epilogo,
nel 1876, una violentissima lite con il Giovagnoli. Nel corso della lite, a
causa, manco a dirlo, dell’intrigo amoroso con Doralinda, il Giovagnoli, ferito
con un coltello dal Collesi, reagirà sparandogli con un revolver e ferendolo al
collo. Da questo episodio scaturisce una nuova vicenda giudiziaria che si
concluderà poi con l’amnistia per tutte le parti in causa concessa, come da
tradizione, dal nuovo re Umberto I, nel frattempo succeduto a Vittorio Emanuele
II.
La storia di Giuseppe
Collesi, peraltro scritta in modo brillante e gustoso dagli autori, offre lo
spunto, in realtà, per ricostruire la vita di una piccola cittadina appenninica
del centro Italia nei primi anni dopo l’unità, con i suoi personaggi, i riti, le
consuetudini, i pettegolezzi, gli amori, le delusioni, i lavori, le leggi, le
autorità, offrendo così uno spaccato di grande interesse per tutti noi
appassionati di storia. Un altro prezioso volume che, grazie alla passione e
alla competenza degli autori, si aggiunge alla ricca biblioteca della storia
locale. Un plauso, infine, per la bella illustrazione di copertina realizzata
dall’illustratore apecchiese Ferruccio Cucchiarini.
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