di Ferdinando De Rosa
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Molte
scritte ci testimoniano gli amori, le lotte politiche, le maldicenze, le
operazioni pubblicitarie o commerciali, le battute salaci, le preghiere, le
oscenità, ecc…, a dimostrazione che la grafomania non è una invenzione di
questi giorni, ma è ben radicata nella civiltà mediterranea.
Il
quadrato è stato scoperto durante gli scavi del 1936 su una colonna della
palestra situata presso l’anfiteatro ed un altro, incompleto, era stato scoperto
nel 1925 graffito sul colonnato della casa del pompeiano Publio Paquio Proculo.
Questi possono ragionevolmente essere datati dal 50 al 79 d. C.
Nel
1952 nell’antica Aquincum, vicino a Budapest in Ungheria, fu trovato un mattone
che recava decorato graffito un altro quadrato. Il reperto fu datato 107-108 d.
C.
A
Dura Europos sull’Eufrate furono rinvenuti durante gli scavi del 1932 altri tre
quadrati, graffiti sul muro esterno di una stanza usata come archivio di truppa
della XX coorte “Palmirenorum” durante gli scavi nel tempio di Artemide
Azzanathkona, ed un altro quadrato si rinvenne in lettere greche.
Nel
1960 fu trovato un altro quadrato durante gli scavi della basilica di Santa Maria
Maggiore a Roma, databile al III-IV secolo e nel 1968 un altro sul muro di una
casa romana databile alla seconda metà del I secolo, a Corinium Donuborum, oggi
Watermore presso Cicester nel Gloucertershire.
Molte
altre scritte apparvero in futuro, ma sono chiaramente riferibili al filone
antico descritto, sparso per il mondo romano dai legionari e poi in giro per
tutto il mondo conosciuto dai curiosi che vi intravedevano una incomprensibile
aurea magia.
I
cavalieri templari probabilmente lo trasmisero durante la loro ricerca
dell’Arca dell’Alleanza ed ancora oggi in un santuario dell’Etiopia c’è un
locale a cui accede esclusivamente il Guardiano dell’Arca e che dice contenere
la Sacra Arca ed i cinque nomi sacri di Dio.
Questi
nomi sono una versione modificata del nostro quadrato probabilmente per una
corruzione dei nomi al momento del
passaggio dal latino dei templari
alla lingua copta dei cristiani etiopi:
R O D A S
O D A L A
D A N A D
A L A D O
S A D O R
Il
Camilleri [1]
riporta molte traduzioni:
Il
seminatore tiene l’aratro, le opere, le ruote.
Il
seminatore di un arepo mantiene con il suo lavoro il convento.
Il
lavoratore Arepo guida con fatica l’aratro.
Un
infaticabile seminatore, l’operaio Arepo, tiene le opere, le ruote.
L’operaio
tiene l’aratro a ruote; io, il seminatore gli arranco dietro.
Il
seminatore Arepo tiene con fatica le ruote.
Il
padre benevolo regge con fatica i rivolgimenti dannosi delle ruote del destino.
Sator
tiene per la madre terra doverosamente le ruote della macchina del tempo.
Il
seminatore trattiene con fatica le ruote.
Il
sacrestano Arepo tiene le ruote in movimento.
Il
seminatore, che possiede il campo, assiste le ruote.
Giove,
nei campi tiene in suo potere le ruote.
L’operaio
tiene le ruote, il seminatore l’aratro.
Uno
sciacallo nasconde il suo Nakken.
Il
seminatore del fuoco, Arepo, tiene in mano le ruote infiammate e la loro opera.
Il
germitore, il polverizzatore tiene le ruote, l’opera.
Il
contadino guida con la sua mano l’aratro.
Dio
domina la creazione, le opre degli uomini e i prodotti della terra.
Il
seminatore con il suo aratro domina le opere per le ruote.
Il
seminatore dirige con fatica le ruote.
Il
seminatore con il suo aratro tiene con fatica le sue ruote.
Il
seminatore, vegliando il suo aratro, tiene con fatica le sue ruote.
Il
seminatore Arepo tiene salde con il suo lavoro le ruote.
Il
seminatore Arepo tiene con cura le ruote.
All’estremità
del solco, alla testa del campo, le ruote dell’aratro sono tenute con fatica
dal seminatore.
Il
seminatore Arpon regge le opere e i dolori.
L’operaio
per mezzo del suo cavallo da lavoro tiene in movimento le ruote del suo aratro.
Il
seminatore Arepo tiene l’opera, le ruote.
Il
padre nel suo dominio tiene per opera le ruote.
Il
seminatore con il suo aratro trattiene con il suo lavoro le ruote.
Il
salvatore senza deviare conduce con la sua opera il carro.
Il
seminatore guida le ruote con cura nel campo.
Dopo
che il seminatore ha arato prende i rulli.
Come
si vede, le interpretazioni sono molteplici, anche se quasi tutte ruotano
attorno al lavoro agricolo ed in parte tendono a dare un significato religioso
all’opera. Altri sostengono che si tratta di un semplice gioco di parole.
Questi
ultimi probabilmente hanno ragione, poiché è evidente che è un gioco di parole.
E’ un quadrato magico che si legge in tutte le direzioni, ma il gioco è tale se
le parole hanno un significato compiuto sia lette in una direzione che
nell’altra e, soprattutto se tutta la frase ha un significato compiuto.
Il
Camilleri illustra anche una serie di spiegazioni anagrammatiche:
Pater
oro te, pereat satan roso.
O
Satan, taetro errore operat.
Retro,
Satana. Toto oper asper.
Petro
et reo patet rosa Sarona.
O
pater, ores, pro aetate nostra.
Ora,
operare, ostenta te, pastor.
Teneo
ore tota astra prospera.
Spera,
teneo pro reo tota astra.
Infine
egli propende per una spiegazione religiosa, ponendo a base della stessa e
documentando la possibilità che nella città di Pompei all’epoca vi fossero
degli Ebrei e che questi stessi fossero seguaci della nuova religione
cristiana:
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La
spiegazione viene articolata con questo sistema a croce con le lettere ottenute
anagrammando quelle del quadrato magico.
Vengono
mostrate molte coincidenze “ a croce” ma queste appaiono logiche al Camilleri,
dal momento che le parole stesse sono conformate in modo tale da essere lette
sia al dritto che al rovescio e quindi di fatto simmetriche, e tale è la
simmetria della croce stessa.
Siamo sicuramente in presenza di parole latine, visti gli anni in cui sono stati fatti i ritrovamenti e quindi la spiegazione deve passare attraverso la traduzione delle parole ed il loro possibile significato agricolo.
Il sator di Oppede - Fonte Wikipedia: Di M Disdero - Taken at Oppede, Luberon, France, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3262506 |
TENET
Questa
è una parola non contestata e viene da tutti tradotta con “tiene” “trattiene”
“sostiene” “mantiene” e queste sono incontestabilmente parole con analogo
significato.
OPERA
Può
essere un accusativo plurale, traducibile con “le opere” o “i lavori” ma anche
un ablativo singolare traducibile “con l’opera” o “con il lavoro”.
ROTAS
E’
un accusativo plurale e quindi significa “le ruote” sia in senso fisico, ma
anche in senso metaforico “le rotazioni”.
SATOR
Quasi
tutti gli autori traducono questo termine con “seminatore”, che qualche
perplessità genera in alcuni, perché il termine usato era seminator.
In
realtà Cicerone nelle Tusculanae usa
il termine “caelestum sator” e nel de
natura deorum usa il termine “seminator et sator” e Virgilio nell’Eneide cita “hominum sator atque deorum”
e poi altri autori come Fedro, Marziale, Stazio.
Sator
era dunque un nome utilizzato in agricoltura, quasi un sinonimo di seminatore.
Nella
pratica agricola il seminatore era colui che passava con il sacco delle sementi
e, a mano, le spargeva sul terreno già arato e preparato.
Costui
era seguito da un altro operatore agricolo (sator) che provvedeva alla
ricopertura dei semi e che in precedenza aveva provveduto a preparare il
terreno polverizzandolo alla bisogna e soprattutto estirpando la cuticola erbosa
per non far crescere piante indesiderate e gramigna.
Il
sator è colui che, con l’erpice, trita la cuticola erbosa e frantuma le zolle
spianando, ammorbidendo e fertilizzando il terreno destinato ad accogliere il
seme, che verrà poi ricoperto con un ulteriore passaggio leggero di
erpiciatura.
Probabilmente
il termine deriva dall’antico egizio che significa figlio e
che significa terreno, con il significato di terreno figlio, terreno
di riporto, terreno arato, terreno fertile, terreno soffice, in sostanza
terreno preparato per la pratica agricola e pronto alla semina.
Restano
segni dell’origine di questo termine anche nella parola sativo che significa
fertile.
AREPO
Molti
rendono questo termine con la traduzione “aratro”, in realtà sembra trattarsi
più che dell’aratro di un altro strumento agricolo, “l’erpice” che è ancora
dialettalmente chiamato nelle zone montane dell’Appennino Centrale “Erpo”.
Questa
parola sopravvive ancora nel termine “sterpo” o “estirpare” e sono tutte
collegate alla preparazione agricola del terreno per la semina, per avere una
corretta coltivazione ed evitare che la rotazione agricola dei terreni comporti
la crescita di prodotti contaminati da piante indesiderate.
La
frase dunque ha una sua origine agricola, una sorta di segreto iniziatico di
conoscenza rurale per il quale è di massima importanza la preparazione del
terreno al fine di mantenere le corrette rotazioni agricole che assicuravano la
fertilità della terra ed impedivano la crescita incontrollata di sementi parassite.
ROTAS le rotazioni
OPERA con il lavoro
TENET mantiene
AREPO con l’erpice
TENET mantiene
AREPO con l’erpice
SATOR il satore (fertilizzatore,
seminatore).
Il seminatore mantiene le
rotazioni (agricole) con il lavoro con l’erpice.
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