di Stefano Lancioni
Come
talvolta accade, appena pubblicato l’articolo sulla Contea di
“Colle degli Stregoni” (una piccola rata di Pietragialla, non
lontana da Apecchio), che chi fosse interessato può leggere anche
nel terzo numero di Studi pesaresi (anche scaricabile liberamente da
Internet al seguente indirizzo:
http://www.spess.it/fileadmin/user_upload/pdf/StP_03_light.pdf),
mi sono imbattuto in una interessantissima relazione inviata da
monsignor Marcello d’Aste, legato di Urbino e Pesaro, a monsignor
De Cavalieri, commissario generale della Sacra Consulta a Roma.
La
relazione, inviata dietro richiesta della Sacra Consulta, che doveva
confermare il passaggio della contea agli Antonelli di Senigallia,
completa pertanto l’articolo sopra citato.
Dopo
una serie di informazioni su estensione (due miglia per quattro),
popolazione (quattro o cinque famiglie) e reddito della Contea (molto
esiguo: venivano riscossi solo 26 paoli ogni anno)1,
vengono presentati i documenti grazie al quale i Bonarelli erano
entrati in possesso del feudo ed elencati i tre censi
(rispettivamente di 50, 196 e 750 scudi) dei quali i Bonarelli erano
debitori nei confronti degli Antonelli e che sarebbero stati pagati
con il passaggio di Colle degli Stregoni al nuovo titolare, per cui
era però necessario il prescritto chirografo pontificio. E’ infine
allegata la supplica inviata da Francesco Antonelli, con il quale si
chiedeva appunto a Roma il chirografo (come era usuale, da Roma la
supplica fu inviata ad Urbino con la richiesta di informazioni e,
insieme alla relazione, fu di nuovo spedita a Roma: venne conservata
testimonianza della corrispondenza intercorsa nel registro “Lettere
a Roma”). Interessante infine l’indicazione del valore economico
della contea (e soprattutto del titolo nobiliare ad essa connesso,
che aveva un valore sociale rilevante): fu valutata mille scudi nel
passaggio tra Ubaldini e Bonarelli; una cifra all’incirca
equivalente in quello tra Bonarelli ed Antonelli2.
In ogni caso una somma consistente, in rapporto all’insignificanza
della Contea dal punto di vista economico e demografico.
Maire-Boscovich, Nuova
Delineazione della Legazione di Urbino - 1757 (particolare)
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Archivio
di Stato di Pesaro, Legazione di Urbino, Lettere a Roma -
registri, 1696-1706, s. n. (collocazione tra i registri 8
e 9), cc 91v-93r.
A
mons. De Cavalieri commissario generale della Sacra Consulta Roma
Illustrissimo
e eccellentissimo signore
La
contea di Coldestregone situata nel Territorio di Pietragialla
giurisditione delli conti Paolo Ubaldini d’Apecchio, e Guido
Ubaldini da Jesi ripartita tra di loro in rate distinte, non ha
maggior estensione, che di due miglia in circa con quattro, o cinque
famiglie, che pagano di vassallaggio fra tutte paoli 26 ogn’anno
per quanto si raccoglie da un libretto di memorie esistente appo il
conte Settimio Bonarelli di Gubbio.
Possedevano
la Giurisdizione di questa Contea i conti Giulio Cesare, e Giovanni
Francesco fratelli Ubaldini, et essendosi maritata Camilla figlia e
nipote rispettivamente de’ medesimi al cavalier Benedetto Bonarelli
di detta Città gli fu da loro ceduta con titolo di conte, e con
tutti li privilegij, e prerogative ch’essi vi avevano in conto di
dote per la somma di scudi mille riservato il beneplacito del Duca di
Urbino, attesa la di cui morte non essendo stato spedito tal
beneplacito, il Bonarelli ne supplicò la gloriosa memoria di Urbano
VIII e la Santità Sua condiscendendo benignamente alle sue
suppliche, ordinò (c. 91v // c. 92r) al signor
cardinale Stefano Durazzi allora tesoriere generale con chirografo
segnato di sua mano li 20 settembre 1633 che glielo concedesse in
nome suo, et della Santa Sede senza però pregiudizio delle ragioni
che per qualsivoglia capo competessero sopra detta giurisditione e
contea alla Reverenda Camera Apostolica, et in tal guisa fu eseguito,
conforme si riconosce dalle lettere patenti speditegli dal suddetto
li 3 ottobre di detto anno, in vigore delle quali, et altre lettere
di mons. Tesoriere successore del suddetto signor Cardinale, il
medesimo conte Bonarelli prestò il solito giuramento di fedeltà in
mano di Monsignor Mattei allora legato d’Urbino, come per
istrumento rogato da Marco Bonavia cancelliere d’Udienza li 13
marzo 1635.
Questa
medesima giurisdizione, è stata ora data in solutum dal conte
Settimio Bonarelli, figlio ed erede di detta contessa Camilla, figlia
et erede della quondam contessa Faustina Montaini Ubaldini, a
Francesco Antonelli dalla Pergola, erede fideicommissario di
Bernardino Antonelli suo avo paterno ad effetto d’estinguere un
censo in sorte di scudi 50 che da detto Antonelli s’asserisce
imposto per rogito di notaio pubblico il dì 7 giugno 1651 dalla
detta contessa Faustina a favore del suddetto Bernardino, e di
liberarsi del pagamento di scudi 196 de frutti decorsi di detto censo
per li quali il medesimo Antonelli ne aveva ottenuto contro di lui
mandato esecutivo da monsignor <-- atti="" de-="" fatis="" gli="" per="">, et
inoltre d’altri scudi 750 de quali lo stesso Antonelli s’asserisce
parimenti creditore, come figlio -->(92r//92v) ed
erede di Filippo Antonelli, figlio et erede di Leonora Marinelli,
figlia et erede di Ginevra Ubaldini per le doti a questa promesse dal
conte Federico suo padre sopra tutt’i suoi beni e specialmente
sopra detta giurisdizione e contea di Coldestrigone, come anche de
frutti sopra questo residuo di dote, non mai pagati, della di cui
promessa si dice rogato Diotalevi Bernardi notaio pubblico
d’Apecchio; qual datione in solutum il medesimo conte Settimio la
fa a favore ancora di qualsivoglia erede e successore di Francesco
con cederli tutte e singole ragioni, attioni, privilegi, prerogative
e dominio, niente riservato, se non il beneplacito apostolico a
tenore dell’instrumento rogato li 13 settembre 1700 da Livio
Sanelli notaio della Pergola, che è quanto posso significare in tal
proposito a S.S. Illustrissima nel rimettergli il memoriale
presentato alla Santità di Nostro Signore per parte dell’accennato
Antonelli, e le auguro dal cielo il compimento di ogni bramata
felicità. Pesaro 2 maggio 1701
Di
Vostra Signoria Illustrissima aff.mo servitore sempre monsignor
cardinale D’Aste
Beatissimo
Padrone
Francesco
Antonelli umilissimo oratore della Santità Vostra rappresenta
qualmente che essendo creditore del conte Settimio Boarelli per causa
de frutti d’un censo imposto sin dall’anno 1651 et anche per
causa di certa dote promessa alla b.m. di Ginevra (92v//93r)
Ubaldini autrice mediata di esso oratore, quali crediti in
tutto, compresa la sorte principale del censo ascendono a scudi 996
ha che da Settimio Boarelli per liberarsi d’ambedue detti debiti,
et estinguere anche la sorte principale del detto censo dato in
solutum all’oratore, e suoi eredi et successori di qualsivoglia
sorte la giurisditione della contea ch’esso conte Settimio
Boarelli, come figlio, et erede della quondam Camilla Ubaldini,
figlia et erede della quondam Faustina Montaini Ubaldini aveva sopra
li beni di Coldestregone territorio di Pietragialla qual datione in
solutum l’ ha fatta con la riserva del beneplacito della S. Sede, e
altrimenti come appare per instrumento rogato li 3 settembre passato
1700 il Sanelli notaio della terra della pergola onde supplica
umilmente detto Francesco. Antonelli oratore la Signoria Vostra a
degnarsi farli gratia di concedere il beneplacito seco, et della sua
Santa Sede soprala detta datione in solutum come sopra seguita. Che…
110
paoli corrispondevano ad 1 scudo. La cifra di 2,6 scudi era
veramente esigua e probabilmente le spese (almeno per il
“governatore” o “viceconte”) erano superiori alle entrate
(a titolo di esempio, nel Settecento, il viceconte del Fumo aveva
uno stipendio di 4 scudi; ad Apecchio, nel 1752, il chirurgo veniva
pagato dalla comunità 20 scudi ogni anni, il maestro di scuola 12,
il predicatore per la Quaresima 10, il moderatore dell’orologio 5
scudi e un terzo, l’esattore e il depositario comunitativo due
scudi ognuno, il postiglione uno scudo e mezzo, il piazzaro poco
meno di dieci scudi. Naturalmente nessuno di questi servizi poteva
essere presente a Colle degli Stregoni.
2La
somma dei tre censi ascendeva a 996 scudi, a cui si sarebbero
aggiunti teoricamente gli interessi su 750 scudi (un residuo di dote
non pagato)
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