Gli utensili del paleolitico. Breve guida per il riconoscimento.


di Paolo Faraoni







Ultimamente tutto il nostro territorio è meta di molti escursionisti che decidono di trascorrere intere giornate a contatto con la natura. Oltre alla abbondante e interessante flora e fauna da osservare e fotografare, può capitare di imbattersi sul cammino lungo i terrazzamenti fluviali, o nei sentieri di montagna, in qualche pietra particolare, diversa dalle solite, e che potrebbe essere o resti di antichi animali marini vissuti milioni di anni fa (i fossili) o manufatti lavorati e scheggiati dall’uomo primitivo che ha da sempre abitato e percorso le nostre valli e montagne. In questa breve guida, qualche spunto per meglio interpretare queste pietre un po' diverse dalle altre.
Il Paleolitico da greco  "età della pietra antica" o "età antica della pietra fu il primo periodo della preistoria in cui si sviluppò la tecnologia umana con l'introduzione dei primi strumenti in pietra da parte di diverse specie di ominidi (circa 2,5 milioni di anni fa), e terminando con l'introduzione dell'agricoltura con il passaggio al Mesolitico, e al Neolitico. Tra le epoche geologiche corrisponde a quella del Pleistocene (da 2,58 milioni a 10 000 anni fa).
Il Paleolitico si suddivide in 3 periodi: Paleolitico inferiore, paleolitico medio, paleolitico superiore.

IL PALEOLITICO INFERIORE

Il Paleolitico inferiore inizia 2 milioni e 500 mila anni a.C. in Africa con la comparsa del primo ominide: l’Homo Habilis.  Che ha un’andatura eretta; una capacità cranica di circa 800 cm³; denti da onnivoro; è  inoltre capace di creare utensili in pietra. I resti e gli oggetti dell’Homo Habilis sono stati ritrovati in Etiopia, Tanzania, Kenya. Sempre in Africa 1 milione e 500 mila anni a.C. compare l’Homo Erectus. L’Homo Erectus: è più alto e robusto dell’Homo Habilis; pratica attività di caccia e di raccolta, perfeziona la lavorazione della pietra fabbricando utensili bifacciali, cioè lavorati su entrambe le facce (come ad esempio le asce), impara a controllare e poi ad accendere il fuoco battendo tra loro due pietre, inizia ad abitare in grotte, ma anche in capanne da lui realizzate con rami, sterpi e pelli; è il primo ominide a uscire dall’Africa e raggiungere l’Europa, il Vicino Oriente e l’Asia sud orientale.


IL PALEOLITICO MEDIO.
Il Paleolitico medio inizia convenzionalmente 300 mila anni a.C. ed è caratterizzato dalla presenza dell’Uomo di Neanderthal. L’Uomo di Neanderthal: è così chiamato per i suoi primi resti rinvenuti nel 1856 nella valle di Neander, in Germania. Robusto e di piccola taglia, ha il cranio più lungo e meno alto dei suoi predecessori, possiede una cultura evoluta, che è stata chiamata Musteriana, dal nome della località francese di Le Moustier, in Bretagna, dove sono stati ritrovati numerosi reperti. Popola l’Europa e il Vicino Oriente, caccia e mangia soprattutto carne, sa lavorare il legno e la pietra per ottenere coltelli, raschietti, lance appuntite, seppellisce i propri morti.

IL PALEOLITICO SUPERIORE
Il Paleolitico superiore inizia convenzionalmente 40 mila anni a.C. ed è caratterizzato dalla presenza dell’Homo Sapiens Sapiens, molto simile all’uomo di oggi. L’Homo Sapiens Sapiens: è alto 160-180 cm, pesa 70-80 kg, è un cacciatore, raccoglie vegetali e frutta, pratica la pesca, costruisce ripari e capanne, confeziona abiti con pelli e pellicce di animali cacciati, fabbrica strumenti piccoli, raffinati e specializzati per diversi usi, vive in gruppi ben organizzati (tribù) che riuniscono numerose famiglie. Ogni membro del gruppo ha compiti ben precisi e collabora con gli altri. I maschi si dedicano principalmente alla caccia, alla difesa, alla fabbricazione degli utensili. Le femmine alla cura dei figli, alla raccolta di frutti selvatici, uova e miele; usa un linguaggio ben sviluppato e complesso; seppellisce i morti con ricchi corredi: oggetti personali, armi, utensili, ornamenti (si pone quindi domande sulla vita dopo la morte); incide e dipinge sui muri interni delle caverne. I soggetti sono quasi sempre animali di grosse dimensioni: è un segno propiziatore per assicurarsi la loro cattura; scolpisce statuette, soprattutto femminili con forme accentuate: sono le cosiddette “Veneri preistoriche”.



GLI STRUMENTI LITICI DEL PALEOLITICO.
Il paleolitico è caratterizzato dalla realizzazione degli strumenti in pietra con la tecnica della pietra scheggiata (come il choppers: realizzato dalla prima forma di evoluzione dell'uomo: l'ominide). Questa tecnica fu ancora utilizzata nei periodi successivi, ma mescolata ad altre di più recente introduzione.
Paleolitico inferiore.
Olduvaiano (Pebble Culture), 2 500 000-750 000 anni fa circa: manufatti su ciottoli appena scheggiati ("choppers" e "chopping tools"). Il nome deriva dal sito delle "gole di Olduwai" (o Olduvai)Tanzania

Qui sopra il primo strumento utilizzato dall’uomo, il chopper, cioè una pietra scheggiata con un’altra pietra a formare con pochi distacchi un margine tagliente.

Acheuleano, 750 000-120 000 anni fa circa: manufatti litici, a forma di prismi “asce a mano” o  a forma di mandorla e lavorati su due lati in modo simmetrico ("bifacciali" o "amigdale") associati a diversi strumenti ricavati da schegge (raschiatoi e punte). Il nome deriva dal sito di Saint-Acheul,  (Francia). 

Le caratteristiche principali di una primordiale “ascia a mano”

 
Nella prima foto, in evidenza la sinuosità dei bordi del nucleo di selce operati con diversi e ripetuti distacchi a partire dalla base e a formare la punta per i diversi utilizzi (scavare, colpire). Nella foto centrale, in basso si può notare la base del nucleo di selce che conserva ancora parte della cortica, che servirà poi ad una agevole presa. Nella terza foto evidenziati i minerali ferrosi che ricoprono la patina lucida della selce, formatisi nel tempo, che ne certificano l’autenticità. Un margine sinuoso e tagliente ottenuto colpendo il pezzo da lavorare con un percussore, una patina lucida, e i minerali ferrosi che normalmente ricoprono il pezzo di pietra, sono le principali caratteristiche per riconoscere un utensile lavorato ed appartenuto all’uomo preistorico.

                     
Particolari ingranditi dei vari distacchi per formare la punta e particolare dei minerali ferrosi distribuiti sulla selce lavorata.


              
Il grosso strumento di pietra diventava il prolungamento della mano, una super unghia adatta a molteplici utilizzi.
  

                        

Tutti i manufatti del periodo sono lavorati in modo tale da ottenere una facile ed efficiente presa.
 


       
Dopo aver visto le i più antichi manufatti del paleolitico inferiore, nel Paleolitico medio si attiva la cultura Musteriana ad opera dell’uomo di Neanderthal


Paleolitico medio.

Comprende il periodo che va da circa 300 000 a circa 40.000 anni fa, e corrisponde a parte del Pleistocene superiore comprendente il periodo interglaciale di Riss-Würm e parte del periodo glaciale di Würm.
 In questo periodo si diffonde in Europa l'Homo Neanderthalensis  che  perfezionò notevolmente la lavorazione dei manufatti litici introducendo nuove tecniche di lavorazione (scheggiatura "levalloisiana" o "tecnica Levallois"), dal sito di Levallois, (Francia) che consisteva in una notevole differenziazione degli strumenti su scheggia, e su  lama,  (Musteriano). Quindi nel paleolitico medio si assiste alla prima rivoluzione tecnologica, che permetteva di ottenere da un singolo ciotolo o nucleo di selce numerosi e variegati strumenti.

          


Cosi da un semplice nucleo appositamente preparato, una mano esperta, con l’ausilio di un’altra pietra chiamata percussore poteva produrre “in serie” e con lo stesso prodedimento punte, lame e schegge. Gli strumenti di pietra diventano di dimensioni ridotte.

   

Un caratteristico raschiatoio musteriano del paleolitico medio. Si può osservare la dimensione ridotta a confronto delle grandi asce a mano del paleolitico inveriore,  il bordo reso tagliente ottenuto creando una linea sinuosa di taglio, asportando dal bordo della scheggia piccole porzioni di materiale e lasciando scoperta la parte tagliente che doveva asportare e raschiare, soprattutto pelli.

   
Una lama musteriana realizzata con la tecnica Levallois, e ottenuta asportando la lama, da un nucleo precedentemente preparato, e colpito violentemente con un percusore.


   
Qui sopra, un paio di raschiatoi musteriani. L’uomo di Neanderthal era un grande cacciatore e si nutriva in modo preponderante di carne. Le pelli degli animali uccise venivano pulite, e raschiate di tutte le parti deperibili quali grasso e carne, e quindi fatte essiccare e utilizzate per abiti e per ricoprire le capanne.

  Bulini musteriani utilizzati per lavorazioni particolari, di precisione, per incidere, asportare e perforare pelli e legnami.


                                 
Paleolitico superiore
Da circa 40.000 a circa 10 000 anni fa; corrisponde a parte del Pleistocene superiore comprendente parte del periodo glaciale di Würm. In questo periodo si diffonde in Europa l'odierno Homo sapiens.

Nel paleolitico medio gli strumenti di pietra diventano sempre più piccoli e raffinati e si assiste poi allo sviluppo dell’arte costituita da pitture rupestri in grotte e in sculture di pietra che riproducono gli animali e le prime forme di dee madri dai larghi fianchi e dalle sviluppate mammelle e pance.

Lamelle e punte del Paleolitico superiore.


Le lamelle di selce venivano immanicate su bastoni di legno e in questo modo diventavano efficaci coltelli capaci di tagliare pelli, carni, e vegetali.


Qui sopra una vasta rappresentazione degli utensili di selce che caratterizzano il paleolitico superiore. Raschiatoi, punte, bulini, perforatori, grattatoi, lame per falcetti, tutta una variegata produzione adatta ormai ad accompagnare l’uomo sapiens in tutte le molteplici attività che via via nel tempo sono diventate sempre più molteplici e complesse.

Punte in selce del Neolitico


                                                            

Rare sono le forme d’arte che si rinvengono nel paleolitico. Qui sopra le più importanti rinvenute nelle Marche. A sinistra La venere di Frasassi trovata nelle grotte di Frasassi e risalente a 25.000 anni fa e a destra la venere di Tolentino trovata alla fine dell’ottocento
Entrambe custodite al museo archeologico di Ancona.

Conclusioni.
La nostra regione è ricca di testimonianze lasciateci dai primi uomini che da centinaia di migliaia di anni hanno abitato il territorio. Lungo i fiumi, negli altopiani alluvionali, nelle grotte o nei prati di montagna, non è difficile imbattersi in manufatti in pietra appartenuti a questi antichi abitanti, e basta un po' di esperienza per saperli riconoscere e catalogare. Certamente non bastano queste poche righe per diventare “esperti” ma potrebbe essere un primo passo per approfondire l’argomento e soprattutto per visitare i tanti musei archeologici della regione dove sono custoditi importanti e rari reperti ed approfondire in questo modo la conoscenza sui primi abitanti delle Marche.


© 2018 by Paolo Faraoni - Tutte le immagini sono state fornite dall'autore

1 commento:

  1. Si può tenere in casa privata tanti di questi reperti come piccolo museo personale?

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