Le divinità dell'antico territorio umbro dalle Serre a Monte Nerone

di Ferdinando De Rosa e Floriana Bartolucci







Dedicata a te
che sei stato bagnato
dalla pioggia repentina,
lampeggiante sulla Fonticella,
che hai sfangato gelido
la candida neve
che hai gioito il fresco
lucore dei boschi
e le placide notti
serene all'ombra del Monte Sacro



Iniziamo questo articolo con una vecchia dedica che è indirizzata a tutti gli attuali abitanti delle nostre terre appenniniche, ma soprattutto a coloro che ci hanno preceduto nel tempo e lasciato in eredità queste vallate serene e nello stesso tempo difficili. Gli antichi Umbri avevano un grande rispetto della natura  tanto da ritenere che un apposita divinità, Vofiono Grabovio il dio incarnato nella montagna, era deputata a mantenere l'ordine naturale.
Il tratto di territorio che ci interessa in questo scritto è quello della Serra Appenninica  che fa da cornice all'antica via umbra che collegava la (TOTA) comunità dei Tifernates (odierna Città di Castello), a quella degli Iguvini (che è l'attuale Gubbio); questo territorio in particolare era abitato dalle  Decuvie (TEKVIE) dei Casilates di Apecchio, Pieienates di Pieia e Pianello di Cagli fino ai Claverni di Chiaserna e Cantiano.
La toponomastica sacra si ritrova ancora con molta frequenza in alcune colline denominate OKRE, che era il luogo di osservazione del volo degli uccelli per trarre il presagio favorevole legato al Picchio, o anche in toponimi che richiamano il LUCUS che era il luogo sacro come Col Ruperto (Luperco) o le Bocche del Lupo, o Lucarara....
Antichi scrittori romani si interrogavano sulla probabile origine degli umbri, il popolo che abitava le zone appenniniche e che era presente ancora prima della fondazione di Roma.
Servio Mario, grammatico romano, ritiene gli Umbri una popolazione discendente dai Galli "umbros gallorum veterum propaginem esse Marcus Antonius refert" (Marco Antonio riferisce che gli Umbri fossero una discendenza degli antichi Galli).
Anche Catone chiama i Galli progenitori degli Umbri e Zenodoto di Trezene, citato da Dionigi di Alicarnasso, dice che gli Umbri si stabilirono presso il Tevere, prendendo il nome di Sabini e incontrando coloro che i Lacedemoni inviarono presso quei territori ai tempi in cui Licurgo era governatore di Sparta, più di cento anni prima della fondazione di Roma. (Le Storie di T. Livio pg 45-46).
Jean Baptiste Bullet (1699-1770) in "memoires sur la langue celtique", che è un vero e proprio vocabolario celtico-francese, riferisce di avere potuto ricavare moltissime parole dei testi degli antichi autori greci e romani, che hanno conservato invariate parole celtiche, del gaelico del Galles e dell'Inghilterra.
Altri autori ci dicono che gli Etruschi, quando si insediarono in Italia, occuparono parte dei territori degli Umbri ed è ormai opinione comune che popolazioni umbre abitassero l'Italia Centrale a cavallo dell'Appennino fin dal periodo della cultura villanoviana, prima dell'espansione romana.


Il picchio verde, uno degli uccelli il cui volo era osservato dagli àuguri umbri
(fonte immagine: Di Sven Teschke, Büdingen - Opera propria, CC BY-SA 2.0 de, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=173915)
Nelle romagne ritroviamo i Sarsinates, poi scendendo verso sud Tifernates, Pitinates, Ikuvini, Camertes e tutti gli altri popoli a loro affini come Piceni, Sabelli,....
Per comprendere non si può che partire dalla conoscenza, che abbiamo di questa zona appenninica in epoca preromana, dalle Tavole Iguvine che è un importante ritrovamento bronzeo che ci illustra come avvenivano le cerimonie religiose e la vita sociale.
Il panteon umbro dell'antica Gubbio è molto complesso e si presenta con divinità derivanti da cinque azioni sociali, che sono utilizzate come aggettivazioni delle divinità: POPRS la crescita, SAKE il patto, GRABO la quercia, CUBRA la buona, HODO di valore sconosciuto.
Altri nomi derivano dalle azioni tipiche che si svolgevano durante i sacrifici religiosi: DIKAMNO il dichiarante, VOFIONO l'impegnatore, SPETOR l'osservatore, HATU il responso, PORDOVIENT l'offerente, VESTIKO il libante.
Come nel mondo romano le tre divinità più antiche sono Giove, Marte e Quirino, anche presso gli Umbri troviamo tre capostipiti Giove, Marte e Vofiono i quali infatti come divinità ancestrali ricevono in sacrificio tre bovini (trif buf caliersu, tres boues callidos) con la fronte ed il muso bianchi, mentre gli dei minori a loro connessi ricevono tre scrofe gravide, tre porcellini da latte e tre agnelli. (G. Dumézil pag. 144)
Nella maggior parte dei casi le divinità sono raggruppate in triadi e spesso ritroviamo ancora oggi il toponimo Treara, che ci ricorda appunto la presenza di tre altari sacrificali, come nella zona di Piobbico dove è sovrastato dal Monte del Picchio, che era il luogo di osservazione del volo degli uccelli da parte dell'augure per ricavare il presagio favorevole alla tribù.


La cornacchia, un altro degli uccelli osservati
(fonte immagine: Di ponafotkas - ravenUploaded by Snowmanradio, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10179993
La principale divinità riconosciuta in tutto il mediterraneo derivava dal sanscito Diaus Pitar (dio padre) dal quale era derivato lo Zeus (dieus) greco, che non a caso nella voce genitiva suonava come dios, voce che ha la medesima origine del termine dies che signiifca giorno, luce.
Anche presso i latini abbiamo Jupiter che è appunto (genitivo jovis) e quindi Giove, mentre per gli etruschi l'equivalente era Tinia, dove la parola tin significa appunto giorno e ci riporta al significato originario del dio ancestrale e come questi era il lanciatore di fulmini!.
Da non dimenticare che anche presso gli Egizi la principale divinità era chiamata Ra ed era il dio rappresentato dal sole!
Dal sito Web IRDAV "Le Tavole di Gubbio" possiamo riassumere le divinità che si riferiscono al panteon dell'antica città di Gubbio, come vengono rappresentate nelle Tavole Ikuvine:
              Atto Giovio, che è l'azione sacrale (ahto), espressione dell'ordine universale (giovio);
              Atto Marzio, che è l'azione sacrale (ahto), espressione della funzione virile (marti);
              Dicamno Giovio, dedicazione sacrificale (dica), dell'ordine universale (giovio);
              Fisovio Sancio, le fedeltà (fisio) espressione del patto (sancio);
              Giove Grabovio, l'ordine universale (giovio), incarnato dal monte (grabo);
              Jupater, giovepadre, l'ordine universale come figura paterna;
              Holi, il dio del menir, residuo di culto umbro antichissimo;
              Hondo Giovio, il vittorioso (hondo) come protettore dell'ordine universale;
              Hondo Cerfio, il vittorioso (hondo) come protettore del principio della vita;
              Marte Grabovio, la funzione virile (marti) incarnata dal monte;
              Marte Hodo, la funzione virile (marti) come sbaragliatore (hodo);
              Pomono Popdico, la fruttificazione (pomo) come espressione di pienezza;
              Pordovient, l'offerente;
              Prestota Cerfia di Cerfo Marte, colei che sta davanti per proteggere il principio di vita (cerfio) della funzione virile;
              Sancio Giovepadre, il patto (sancio), espressione dell'ordine universale paterno;
              Cerfo Marte, il prinicio della vita (cerfo) nella funzione virile;
              Tefro Giovio, il focolare (tefro) come espressione dell'ordine universale;
              Torsa Giovia, la spaventatrice (torsa) che protegge l'ordine universale;
              Torsa Cerfia di Cerfo Marte, la spaventatrice che protegge il principio di vita;
              Trebo Giovio, il dio dell'abitato (trebo)  che protegge l'ordine universale;
              Vesona di Pomono Popdico, la buona dea (vesona) che protegge i frutti ed è l'equivalente della romana Bona Dea o Cupra in altre popolazioni adriatiche;
              Vestico Sancio, divinizzazione dell'impasto (vestico) come espressione del patto;
              Vofiono Grabovio, il dio dell'ordinamento (vofio) incarnato dal monte.

In una precedente pubblicazione "La via delle Rocche, il corridoio bizantino-Urbania 1988) avevo riferito come negli anni 50, in occasione della costruzione della strada che si inerpica sul Monte Nerone, nei pressi della vetta, era stata ritrovata una statuetta bronzea all'interno di una nicchia di pietra. 


La gazza. Il suo volo, insieme con quello del picchio e della cornacchia era oggetto di interpretazione e se ne ricavavano gli auspìci.
(Fonte immagine: Di Benutzer123 di Wikipedia in tedesco(Testo originale: Benutzer123 @ de.wikipedia.org) - Trasferito da de.wikipedia su Commons.(Testo originale: selbst), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1932976)
Alta circa trenta cm rappresentava un guerriero nudo con la testa coperta da un elmo e in atteggiamento di impugnare uno scudo con il braccio sinistro mentre il destro è piegato sopra la spalla nella posizione di getto della lancia. All'epoca la statua fu individuata come la rappresentazione di un guerriero o anche dello stesso Marte.
Molti raccontavano che era stata ritrovata nei pressi anche un'altra statuetta di dimensione simile ma in forma di figura femminile, che aveva al proprio fianco una cerbiatta e che veniva indentificata in Diana; entrambe le statuette furono vendute dall'operaio che le aveva trovate al capocantiere e poi finite in qualche collezione privata o anche in qualche museo dove ce ne sono molte delle quali non si conosce il luogo di ritrovamento!.


Marte italico
(fonte immagine http://www.romanoimpero.com/2009/12/il-culto-di-marte.html)

Il nome stesso del Monte Nerone, che è situato nella zona appenninica subito a ridosso delle Serre che conducono a Gubbio, si può ritener derivante da Nerio Martier (ner = virtus, eroico), infatti questa divinità era considerata la sposa di Marte secondo le popolazioni sabine (Pl. Truc. 515) (Gellio 13,23,2).
Come molti altri sono convinto che sia valida anche l'ipotesi che potesse trattarsi della coppia di divinità umbre Cerfier Martier e Prestota Cerfia di Cerfier Martier.
A Coltona di Cagli è stata ritrovata una statuetta di efebo dedicata a Marte, a Vallibona di Apecchio un offerente floreale probabilmente in onore della dea Bona appunto, di cui è rimasto il nome nella località o per la sua analoga e più antica divinità umbra Vesona, poi latinizzata in Bona.
Tra tutte queste divinità del panteon Ikuvino, che erano probabilmente diffuse in tutta la comunità (Tota) pur se in modo diverso fra le differenti tribù, ritroviamo nei territori appenninici situati fra i Comuni di Apecchio e Cantiano e dintorni principalmente MARTIER (Marte), che viene richiamato nella cerimonia della lustrazione ed in altre, ed è presente nelle due attribuzioni di Cerfier e Piquier.
Nella aggettivazione CERFIER sembra che fosse localizzato principalmente nei pressi di corsi d'acqua o sorgenti, ed ancora oggi ritroviamo Madonna del Cerbone a Cantiano, Gorgo a Cerbara a Piobbico, Campo del Cerbone a Sassorotto di Apecchio, Madonna del Cerbino sul Monte Petrano, Campo di Cerbinloc a Pieia di Pianello di Cagli, Cerbara e Cerboni a Città di Castello, Cerboni sul valico di Bocca Serriola, ecc....
Innumerevoli sono inoltre le località che richiamano il "lucus" il luogo sacro e/o l'ara sacrificale, come sul Monte Catria Pian del Lucchio, Fonte Luca, Monte Luca, Luceoli stessa, oppure in zona Monte Nerone Lucarara (lucus ara), Vecciaro (vetus ara), Valdarecchia (vallis aricula), o sulle serre Le Bocche del Lupo (lucus).
Nell'aggettivazione PIQUIER, nei luoghi dedicati alle cerimonie augurali che erano chiamati OKRE (la collina sacra), oggi ritroviamo Monte Picagnolo sul Catria, Monte Picchio, Monte Picchione, Apecchio stesso, Fosso della Cornacchia in Comune di Apecchio, Col di Cornacchia e Lanciacornacchia sul Catria.
Testualmente per le cerimonie augurali recita la Tav. VIa (tutti i riferimenti alle tavole in questo scritto sono tratti da G. Devoto "Le tavole di Gubbio, Sansoni editore nuova S.p.A. - Firenze 1977): "sue anclar procanurent, eso tremnu serse combifiatu, asferturo nomne carsitu:parfa desrua, curnaco desrua, peico mersto, peica mersta, mersta aueif, mersta ancla eesona, tefe tote iiounine, esmei stahmei stahmitei". <Se i messaggi aderiranno, così dal tabernacolo l'osservatore lo annunci, chiamando il flamine per nome: il picchio verde da occidente, la cornacchia da occidente, o il picchio da oriente, la gazza da oriente, da oriente (altri) uccelli, da oriente (altri) messaggi sacrificali per te, per la città ikuvina, in questo spazio disteso (ho visto)>. 
Marte è la divinità presente anche in Grecia con il nome Ares, dove è principalmente il grande guerriero, il dio della guerra, e il grande amante nientemeno che di Venere, il simbolo della bellezza ed anche presso i Romani ha le medesime caratteristiche con il nome di Mars.
Presso gli Umbri di Gubbio, mentre Giove rappresenta l'ordine universale, Martier è l'espressione della funzione virile in tutte le sue forme, che gli danno la caratteristica aggettivazione; può presentarsi come Hodo Martier (il Marte di valore immenso, lo sbaragliatore) oppure, come nelle zone oggetto di questa indagine, come Cerfier Martier e Piquier Martier.
Cerfier è il principio della vita, Martier è l'espressione della funzione virile quindi questa divinità è invocata per assicurare la fertilità e la propria discendenza, come invece Piquier Martier è il principio augurale dell'espressione virile e viene invocato per assicurare un futuro fausto ed il benessere.
Nella tav. VIIb troviamo citato un luogo che abbiamo identificato con l'attuale località di Caselle di Apecchio dove c'è un campo ancora oggi chiamato , dove sono state ritrovate antiche monete dei primi secoli a. Ch. a riprova della presenza del tempio della decuvia Casilate e della sua appartenenza alla comunità di Gubbio.
"casilos dirsa herti fratrus atiersir posti acnu farer opeter p. VI agre casile piquier martier et sesna homonus duir, puri far eisculent, ote a. VI." <la decuvia casilate occorre che dia ai Fratelli Atiedii in relazione all'estensione, VI pesi del farro mietuto dal Campo Casilo di Picchio Marte, ed una cena ai due uomini venuti a ritirare il farro, oppure VI assi>.
Ancora oggi nel dialetto locale sopravvivono le parole stecca, stecchiare, tocchio... per indicare una parte del tutto e appare molto stringente il rapporto che avevano le Tecchie locali nei confronti della Tota di Gubbio, che a Cantiano prende forma e sostanza con la località "Bosco di Tecchie".
L'origine del nome era presumibilmente TEKVIA (decuvia in latino, cioè la decima parte della TOTA), anche se successivamente due di queste popolazioni, fra cui la Casilate, raddoppieranno diventando in tutto dodici tekvie, probabilmente perchè erano le più grandi e ricche, come testimonia la stessa tav. VIb  che richiede ai Casilati VI pesi di farro rispetto ai IV pesi richiesti ai Claverni.
Alla divinità della lustrazione Cerfio Marte si offrivano tre cinghiali rossi o neri cioé animali selvatici e non di allevamento, quindi era una divinità tipica del mondo pastorale e montano.
In tutto il mondo italico-romano Marte non era soltanto il dio della guerra ed ancora in piena età imperiale gli venivano dedicate le "suovetaurilia" cioè dei sacrifici in cui venivano uccisi un suino, un montone ed un toro.
Gli agricoltori ed i pastori dedicavano a Marte una preghiera: "Padre Marte, ti prego e ti chiedo di essere benevolo e propizio verso di me, verso la nostra casa e la nostra famiglia..... affinché tu fermi, respinga ed espella le malattie visibili ed invisibili, la carestia e la desolazione, le calamità e le intemperie ed affinché tu permetta ai prodotti, grano, viti, germogli di crescere e di giungere a buon fine, affinché tu conservi sicuri i pastori ed il bestiame ....." (G. Dumézil pag. 211).
La triade di tutta la comunità di Gubbio attribuita a Cerfio Marte era completata da Prestota Cerfia, divinità che gli sta davanti e lo protegge, e da Torsa Cerfia che spaventa ed allontana i profani.
   Martier era il principio virile, Prestota era "l'impeditrice" colei che assicura la protezione del principio della vita (Cerfier) nei confronti  della funzione virile (Martier) e appunto gli sta davanti (pre-stota) in posizione avanzata per dargli la sicurezza contro gli estranei, mentre Torsa "la spaventatrice" era situata forse all'esterno delle grotte in cui si onorava Martier, per spaventare i profani in modo da allontanare i pericoli per il principio della vita (Cerfier) che promana dalla funzione virile (Cerfier).

Questa triade di divinità era certamente invocata come protezione nei confronti degli  estranei, infatti testualmente leggiamo nella tav. VII che si fa riferimento al confine "Dopo che saranno andati in giro, arrivati al cippo di confine, presso il cippo con i delegati così preghino in silenzio: Cerfio Martio, Prestota Cerfia di Cerfo Martio, Torsa Cerfia di Cerfo Martio....".



© 2017 by Ferdinando De Rosa & Floriana Bartolucci - Tutti i diritti riservati

7 commenti:

  1. Un testo davvero molto interessante e stimolante. Grazie Nando e Floriana per questo notevole contributo alla conoscenza del nostro lontano passato.

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  2. Qui in Lunigiana esistono due toponimi che possono forse ricollegarsi alla divinità osco-umbra Torsa: Torsana nell'alto territorio appenninico di Comano (MS) e Torza, comune di Maissana (SP) nell'alta valle del Vara.. Qui abbiamo anche Nombria di sopra e Nombria di Sotto nel Comune di Filattiera (MS), il Monte Sumbra (LU) nelle Apuane, il torrente Osca affluente di dx della Magra, inoltre nella regione dell'Appennino Parmense confinante e storicamente legata alla Lunigiana abbiamo il castellaro d'Ombria e Valle Umbriana. Nell'Appennino Modenese, nella valle di Ospitale, i Liguri Friniates scrivono di se stessi "noi siamo O(U)mbri", la loro divinità era Ombros, inciso nella parete della Sega e della Tana a Ospitale, lo stesso avviene al Sacro Ponte d'Ercole tra i comuni di Lama Mocogno, Polinago e Pavullo. Cosa ne pensate? grazie S.M.

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    1. Tutti i toponimi indicati sono senz'altro molto interessanti, anche se è molto difficle associarli con certezza alla presenza sul territorio degli antichi Umbri. La toponomastica è materia molto ostica e pericolosa! D'altra parte, però, scrive il prof. Augusto Ancillotti (A.Ancillotti e R.Cerri -L'antica civiltà degli Umbri rivelata dalle Tavole di Gubbio): "...nel secondo millennio a.C. in Italia si parlavano lingue riferibili ad uno stesso tipo "indoeuropeo", come mostrano i più di cinquecento idronimi (nomi di corsi d'acqua), che dalla Lombardia alla Calabria offrono le stesse "corrispondenze costanti" al sistema europeo: è ciò che qui chiamiamo paleoumbro, più che umbro semplicemente, con lo scopo di tenere distinte le culture e le lingue dell'età del bronzo e dell'età del ferro, frutto di sovrapposizioni diverse, nonostante la continuità del nome". Quindi se, come ormai gli studiosi affermano in modo piuttosto concorde, esisteva questo sostrato culturale e linguistico comune, non dobbiamo meravigliarci di trovare delle "corrispondenze toponomastiche", a volte anche molto suggestive come quelle da Lei evidenziate, in luoghi distanti che, apparentemente, dovrebbero avere poco in comune. Purtroppo gli studi finora effettuati secondo quest'ottica sono ancora pochi, speriamo che anche questi piccoli contributi siano di stimolo per ricercatori ed appassionati.

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  3. Non mi è chiaro una cosa, a cui forse potete aiutarmi a vedere le cose con maggiore luce, se ho capito bene il monte Nerone era dedicato a Marte ma nei pressi delle grotte di Nottole a Fondarca si praticavano riti dediti a Cerere...!?? E' cosi , ho capito bene?

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  4. Interessante lettura, grazie! Quando leggo sulla triade con marte in mezzo e prestota davanti e torsa dietro non posso che fare l'analogia con la corsa dei ceri odierna a Gubbio, è possibile secondo voi che alle orgini si trattava semplicemente di una processione dedicata a marte e, in subordine al principio della vita/virilità cerfier? La figura di marte e quella di san giorgio presentano molte analogie e ancora oggi san giorgio è piazzato in mezzo frai suoi "bodyguards" o guardiani protettori. Peccato che si è perso questo filo con il passato... è il cero in mezzo quello importante da proteggere e non il primo come si pensa oggi....

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  5. Vofiono è accostabile a Saturno (Saturno italico, divinità tutelare dei campi e degli agricoltori) o no?

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  6. Tutto molto interessante, complimenti.
    Sto facendo delle ricerche sul paese di Monterchi (AR). Il fiume che lo attraversa si chiama CERFONE, penso che il nome derivi dal dio Hondo Cerfio (protettore della vita). Potete confermarmi questa ipotesi?
    Avrei piacere, se possibile, ad un contatto diretto (e-mail) con voi per meglio descrivere i risultati del mio studio.

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